Economia - Finanza

Firenze, Studio consulenti del lavoro: brand Sanremo vale 700 milioni di euro. Rai dovrebbe quotarlo

Stima di Susini Group S.t.P., consulenti del lavoro di Firenze: azioni incrementerebbero il loro valore fino al 10% annuo

Firenze, 14 Febbraio – Quanto vale il brand Sanremo? Un calcolo arriva da un importante studio di consulenza del lavoro di Firenze, Susini Group S.t.P., che ha stimato il valore in 700 milioni di euro. Non solo: se un giorno la Rai decidesse di costituire una società, un’ipotetica Sanremo S.p.A., e quotarla in Borsa, le sue azioni incrementerebbero il loro valore fino al 10% annuo. Ciò che colpisce del Festival, oltre alle canzoni presentate in gara, è il business da esso generato. Secondo Susini Group S.t.P.: 80 milioni è il fatturato del Festival; 45 milioni circa per le royalties delle case discografiche con le canzoni presentate a Sanremo quest’anno a cui vanno sommati circa 35 milioni delle royalties delle canzoni delle edizioni precedenti, che continuano a essere ascoltate; il marketing si aggira intorno ad altri 15/20 milioni, per un totale annuo di circa 175 milioni.
Considerando che il valore della quotazione di un’azienda in Borsa vale è 3,5/4 volte il fatturato, ecco che ci avviciniamo a 700 milioni. Se poi aggiungiamo che sono oltre 3000 le persone che hanno lavorato per il Festival e la maggior parte dei servizi sono da ricondursi alla Logistica e che gli introiti dell’ultima edizione sono stati in crescita di circa 7 milioni di euro rispetto a quella del 2023, parliamo davvero di cifre da capogiro.
La kermesse canora potrebbe prendere come modelli grandi nomi della musica che, per rendere ancor più redditizia la loro discografia, hanno deciso di quotarla in Borsa. Capostipite di questa tendenza è stato uno dei più grandi di sempre, David Bowie, il quale nel dicembre del 1996 divenne la prima rockstar quotata in borsa, offrendo agli investitori obbligazioni collocate sulla piazza di Wall Street: i “Bowie Bonds” ebbero una validità decennale, furono garantiti principalmente dai proventi di 287 canzoni contenute nei suoi 25 album registrati prima del 1990, per un valore complessivo di 55 milioni di dollari. Il suo esempio venne presto seguito da artisti come Elton John e James Brown. Nel nostro piccolo, anche in Italia gruppi come gli Zero Assoluto e Le Vibrazioni hanno recentemente fatto operazioni del genere. Per non parlare di colossi discografici come le case Universal Music e Warner Music o il celebre servizio di musica in streaming Spotify con quotazioni di decine di miliardi.
«Se l’ipotetica Sanremo S.p.A., società costituita in partnership fra la Rai e le case discografiche, venisse quotata in Borsa avrebbe un valore di circa 700 milioni di euro. Gli investitori privati che acquistassero le sue azioni potrebbero ottenere un incremento del loro valore fino al 10% annuo. Sarebbe un business enorme e senza fine alimentato dalla kermesse e dalle royalties sulle canzoni presentate al Festival», commenta Sandro Susini, consulente del lavoro e fondatore di Susini Group S.t.P..
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