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Emergenza Covid-19, DPCM. Ricciardi:”Misure Governo sono un passo avanti ma non sufficienti”

Roma, 26 Ottobre – “L’insieme delle misure adottate dal governo sono un passo avanti, ma mio avviso non sufficiente ad affrontare la circolazione del virus in questo momento”. Lo dice Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute.

L’occasione è data da un’intervista in onda su La7 nel corso della quale il consulente del ministero esprime forte preoccupazione per l’andamento dell’epidemia in Italia e si spinge anche ad indicare alcune soluzioni possibili. “Le misure vanno prese in maniera proporzionata alla circolazione del virus che in questo momento in alcune aree del Paese dilaga, è incontrollata: quando noi abbiamo un indice di contagio di 2.5 significa che la trasmissione del virus è esponenziale e quindi c’è bisogno di misure più aggressive su tutti i versanti”.

“Uno studio pubblicato su Lancet la settimana scorsa da colleghi dell’Università di Edimburgo – dice ancora Ricciardi – ha studiato le esperienze di 131 Paesi nei mesi passati e dice che quando la circolazione del virus ha le dimensioni che ha, ad esempio, in questo momento in Italia, in Francia e in Spagna, l’unica cosa che serve per rallentare questo indice di contagio è un lockdown. Naturalmente non lo devi fare generalizzato, ma dove l’indice di contagio è alto, perché questo rallenta del 24%; se lo abbini ad una chiusura mirata delle scuole aumenti questa dimensione del 15% e se fai uno smart working obbligatorio sia per il pubblico sia per il privato aumenti ancora del 13%, quindi arrivi ad una riduzione del 50-55%. La limitazione dei mezzi pubblici incide per un ulteriore 7% e questi effetti vengono visti dopo 8 giorni”.

“Se noi adottassimo l’insieme di queste misure in questo momento, e avremmo dovuto farlo due settimane fa, saremmo in grado a Milano, a Napoli, a Roma e in alcune zone del Piemonte e della Liguria, di dimezzare questo indice di contagio. L’indice 2.5 significa che ogni persona ne contagia altre due e mezzo e andando avanti così si ha un raddoppio dei casi ogni due o tre giorni, cosa insostenibile già adesso per i servizi sanitari di quelle aree del Paese, figuriamoci tra una settimana o tra dieci giorni se non si rallenta questo indice”. 

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