Cultura

Ecologia Umana e ambienti corrotti dei Paesi poveri e del G20 con la Germania e l’Italia

Napoli, 27 Ottobre – Gli economisti, più illuminati, distinguono i paesi ad economia avanzata e attardata, mentre gli altri, generalizzano, e li distinguono in paesi ricchi e poveri o anche moderni ed arretrati. Tra pochi giorni a Roma ci sarà il summit dei paesi del G20, che sono tutti ad economia avanzata compresa l’Italia e la Germania, che hanno una corruzione nella pubblica amministrazione pari a 60 miliardi annui (come registra puntualmente la Magistratura della Corte dei Conti in Italia) e 250 miliardi (che pochi sanno poiché molti considerano i tedeschi tutti onesti, luogo comune duro a morire!). Il G20, quest’anno si terrà, per la prima volta dalla sua istituzione nel 1999, in Italia, a Roma, il 30 e il 31 ottobre, sotto la presidenza del premier italiano Mario Draghi. Riunisce 20 Paesi che, insieme, rappresentano il 60% della popolazione mondiale, il 75% del commercio globale e oltre l’80% del Pil internazionale. Partecipano i capi di Stato e di governo dei singoli Stati e i presidenti di Commissione europea e Consiglio europeo per l’Ue, quest’anno quindi rappresentata da Ursula von der Leyen e Charles Michel. Gli Stati che ne fanno parte rappresentano più del 80% del Pil mondiale, il 75% del commercio globale e il 60% della popolazione del pianeta. Dopo la Grande recessione del 2007-08, il G20 si è trasformato in un vertice di concertazione a cui presiedono anche capi di Stato e di governo. Ne fanno parte la Ue e 19 tra i Paesi più industrializzati del mondo, oltre a inviti occasionali e permanenti. Sarà anche l’esordio del nuovo presidente Usa Joe Biden. Il primo summit con la nuova formula si è tenuto il 14-15 novembre 2008 a Washington. Per l’Italia era presente l’allora premier Berlusconi e Mario Draghi, all’epoca presidente del Forum per la stabilità finanziaria oltre che governatore della Banca d’Italia.

Nell’ambiente globale vi sono oltre 200 stati e in ciascuno il divenire del suddito a cittadino non è rapido, né facile. Diventa ancora meno facile uscire dai luoghi comuni dell’informazione corrente ecocatastrofista e leggere altri problemi globali come la crescita demografica e la corruzione diffusa nella pubblica amministrazione, anche in Germania. Cercare di prevedere che dimensione avrà la popolazione alla fine del secolo è un compito strategico che vede impegnati molti gruppi di demografi di tutto il mondo.

Le stime però non sono omogenee e se gli esperti delle Nazioni Unite sostengono che nel 2100 si arriverà a sfiorare gli 11 miliardi di persone, altri studi presentano numeri significativamente più bassi.

 

Uno di questi studiosi è il prof. Gianpiero Dalla Zuanna del dipartimento di Scienze statistiche dell’Università di Padova. Questi sostiene che tra un secolo circa saremo 9 miliardi e che la tecnologia ci permetterà di soddisfare le esigenze alimentari senza alterare il clima. Pone però un quesito: saremo in grado di avere una cultura avanzata oppure la democrazia diventerà non più fattore di sviluppo ma un impedimento.  Quest’ultimo quesito  è un problema globale non secondario da capire. Ma procediamo con ordine addentrandoci nel tema-problema che più assilla i media in questi nostri giorni: le paure delle variazioni climatiche! Nel saggio di C. Cacciamani,  “La giostra del tempo senza tempo” si sostiene che i cambiamenti climatici sono una realtà incontrovertibile e determinano grandi impatti sugli ecosistemi terrestri e marini, sul rischio idrogeologico, la salute delle persone e degli animali, le attività produttive, la biodiversità delle specie vegetale e animale e tanto, tanto altro ancora. Il trend di crescita delle temperature, già osservato (un grado in cento anni), è destinato a persistere se non verranno drasticamente ridotte le emissioni di gas “serra”. Se si continuerà ad emettere gas ad effetto serra come accaduto sino ad ora, già dai prossimi 20-30 anni gli impatti si faranno via via più pesanti e di conseguenza le future generazioni vivranno, molto probabilmente, in un mondo molto meno ospitale di quello che ci hanno lasciato i nostri genitori. E allora, cosa potrebbe dire un giovane della seconda metà di questo secolo, ad un giovane di adesso? Il punto di domanda dell’Autore non deve e non può essere solo ecocatastrofista, né di superficiale ottimismo disinformato. C’è chi definisce pessimista un ottimista bene informato, ma è un altro luogo comune.

Se il giovane studia, anche le scienze naturali, capirà che le glaciazioni sono fenomeni naturali ricorrenti e dunque fisiologici perché si verificano in tempi non brevissimi. La desertificazione è sia naturale che causata dalle attività umane, le quali vanno controllate, ridotte e prevenute. Quando all’emissione del biossido di carbonio nella troposfera bisogna ridurlo con l’uso della tecnologia più sofisticata prodotta dalla cultura scientifico-tecnologica. Sempre valida è la scelta di incentivare l’uso di filtri dei gas d’emissione delle automobili, delle centrali a carbone, del riscaldamento domestico e commerciale, ecc. come valida è la scelta di prevenire il consumo ulteriore di combustibili fossili, inquinati, rispetto a quelli derivanti dall’uso di energia elettrica prodotta da impianti fotovoltaici, ecc.. Il superbonus110% in Italia mira a ridurre le dipendenze da combustibili fossile con il risparmio energetico connesso. Lo studio dell’Ambiente (A) prevede lo studio dell’insieme di Natura (N) e della Cultura (C). L’equazione A=N+C è valida come lo sono le formule inverse derivate. Una ad esempio C=A-N è emblematica per approfondire temi e problemi ambientali e non solo. Se la cultura non ha relazioni biunivoca on la cultura significa che cade il mito greco di base a non poco dell’ambiente globale non solo occidentale e la scienza, con il linguaggio universale della matematica, ci dice che siamo entrati, da un paio di secoli almeno, in una nova fase dello sviluppo della cultura, del pensiero logico e dunque dell’ambiente sociale, conimico e politico che governa la res publica di ogni singolo stato, mentre con il diritto internazionale anche più stati. La recente tensione tra la maggioranza politica polacca e la tedesca presidente della Commissione dell’Unione Europea, è emblematica di una sottile disputa culturale che non vede affatto i polacchi sudditi, ma cittadini. Forse bisognerebbe ribadire che il cittadino è artefice del proprio ambiente e non subisce più come il suddito del passato le decisioni altrui. Purtroppo la nostrana democrazia sta codificando i sudditi di feudi elettorali, non esclusi quelli membri della progredita Unione Europea. I Greci antichi non pensavano al tempo come lineare ed escatologico, tanto meno vi era associata l’idea di progresso. Essi concepivano l’essere come kyklos, come un ciclo in cui ogni evento è destinato a ripetersi. Nell’ambiente dell’antica Grecia era impensabile che l’uomo potesse esercitare un controllo sul cosmo, o di imporre su di esso i propri fini. La dimensione dell’uomo era inserita armonicamente all’interno dei cicli naturali che si susseguivano necessariamente e senza alcuno scopo. Nel ciclo infatti il fine (in greco telos) viene a coincidere con la fine e la forza propulsiva (in greco energheia) porta all’attuazione dell’ergon, l’opera, ciò che è compiuto. L’idea del singolo uomo al di sopra della natura è nata con il cristianesimo, che non è solo una religione ma una cultura completa, come ribadisce il filosofo Umberto Galimberti. Egli parla bene della cultura greca antica perché più armoniosa, l’uomo vive bene se si inserisce nei cicli naturali. Nello stesso tempo si muove per necessità come il cosmo stesso. Ecco sfatato un altro luogo comune perché la cultura non agisce secondo natura e a dircelo non è solo il linguaggio della matematica (il solo diceva Galileo) ma anche quello della medicina come sostiene L. Montagnier ed altri. Questi dicono che se un uomo si rompe il femore non agisce più secondo natura appoggiandosi ad un bastone e fasciando alla meno peggio la gamba come faceva per gli equini, ovini, ecc., ma agisce secondo il sapere dell’Ortopedia con tutti gli accorgimenti moderni suggeriti dal chirurgo ortopedico. Dunque l’uomo non è un semplice animale, ma un essere metafisico che usa il potere della parola fino a farla diventare ”carne” e non solo ideologica come fanno le religioni con la scienza umana della Teologia, ma azione con la Tecnologia che aiuta l’uomo come la Scienza e senza essere di parte. La Matematica non è una opinione, di parte, è una verità scientifica non filosofica, essa è valida in qualunque cultura locale delle tantissime provinciali del continente Terra con quasi 8 miliardi di cittadini e di sudditi, che spesso sono anche sudditi d’informazione e di cattivi sistemi d’istruzione con poca meritocrazia tra docenti e discenti, emblematico di un adcensore sociale bloccato come avviene in Italia, da decenni ormai! Ancora non ho pubblicato il lavoro biennale per inesistenza di case editrici col rischio imprenditoriali, un mio saggio ambientale dal titolo ”Canale di Pace. Evoluzione del suddito a cittadino per uno stato globale, federato e liberale”. 

In esso ribadisco che la cultura è un abito che si cuce sulla pelle e non si cambia come un vestito qualunque. La specie Homo sapiens è sorprendente nell’universo e alcuni fisici ce lo rivelano più di altri saperi scientifici. A. Enstein, dell’Università tedesca di Ulm prima di migrare come ebreo in Usa, ma anche il vivente F. Faggin dell’Università di Padova pure migrato in Usa per lavoro, hanno cercato e continua il secondo a cercare nei saperi fisici anche la coscienza con la meccanica quantistica, non con la religione o altri saperi umanistici, cosiddetti. Direi che si può cercare, intesa come consapevolezza, anche nella memoria ancestrale della nostra specie biologica che deposita nel paleo encefalo i ricordi profondi, nel neoncefalo quelli superficiale recenti. Ciò premesso passo ad un altro dei luoghi comuni su cui si può entrare senza esserne sudditi, ma cittadini artefici di diversa lettura della realtà ambientale come può essere quella della Germania, alla quale dedicai un libro nel 2015 edito da leolibri.it “La Germania tra Cultura e Natura…”.

 

L’ambiente della Germania  lo conosco non pocho per esservi stato da giovanissimo ed anche per aver svolto il ruolo di commissario d’esame in una scuola media superiore italiana di Colonia, moderna città dalle origini romane e con uno storico gotico duomo. La commissione era varia e i colleghi provenienti da più Paesi europei, non esculso una collega tedesca docente a Milano nonchè il colto umanista e scrittore, Nicola Prebenna, di Ariano Irpino (AV), che ci faceva da guida storica a fine settimana con la visita a Trevi, Bon, Aquisgrana, ecc.. Personalmente notai, ancora più da vicino, il sistema d’istruzione dell’ambiente tedesco, che non è dissimile da quello italiano e anche là è prevalente la scuola pubblica o statale su quella libera o privata, manca dunque il sistema liberista più tipico dei Paesi anglofoni che sassofoni, latini, arabi ed asiatici. Le università dei paesi poco liberisti sono quasi tutte statali, ma sia i brevetti che i Nobel abbondano nelle università libere, dove il grado di burocratizzazione è minore e la ricerca è pù libera come più libera è la selezione dei docenti, meno secolarizzati o indifferenti alla trasmissione ed elaborazione culturale trasparente, aggiornata e spendibile. Inoltre il cittadino utente può dire la sua quando vuole.

Per quanto riguarda gli ambienti dove la corruzione è preoccupante uno dei luoghi comuni presentano l’ambiente tedesco socialmente onesto, ma l’economia in nero (351miliardi annui contro i 333 dell’Italia) e la corruzione (250 miliardi annui contro i 60 dell’Italia) allignano come, e forse peggio, dell’Italia, che non nasconde i suoi sottostimati 60 miliardi annui di corruzione nella sua Pubblica Amministrazione e con fenomeni malavitosi di mafia, ndrangheta, sacra corona unita e camorra che sono endemici in parti ben note della Sicilia, Calabria, Puglia e Campania. Da un colloquio riservato con una colta guida tedesca, che non nascondeva nulla per fare capire la Germania, lo scrivente ha avuto  la conferma della diffusa corruzione anche in Germania. Manfred Weber, capogruppo del Ppe al Parlamento europeo, aveva stampata in volto quando, replicando al discorso di inaugurazione del semestre di presidenza italiana dell’Europa di Matteo Renzi, gli ha rinfacciato di “chiedere soldi in cambi di riforme. E poi come facciamo ad essere sicuri che le facciate?” Dubbio legittimo, ma non sempre la Germania è quel monolite di etica che si vuol far credere. Adesso il nuovo governo tedesco esprimerà il nuovo premier che potrebbe essere anche un uomo dei liberali, dei verdi, del Psd e non solo del partito, in calo di consensi, di Frau Merkel.

La Germania ha un’immagine impeccabile, ma è molto più simile all’Italia di quanto Weber non creda. E lo è in un campo nel quale noi passiamo per specialisti, con un know-how consolidato: la corruzione. Forse Weber non ricorda un episodio interessante capitato al Parlamento europeo. Nikolaos Chountis, europarlamentare greco di Syriza (lista Tsipras), riceve dal tedesco Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo e candidato del Pse alla presidenza della Commissione, una risposta che non s’aspettava. Un anno prima la Commissione europea aveva messo nero su bianco che tra i Paesi europei solo la Germania e l’Austria non avevano ancora recepito nel proprio ordinamento né la convenzione anti-corruzione europea né quella dell’Onu. Chountis prende carta e penna per chiedere a Schulz di sapere se l’Europa avesse fatto, o avesse intenzione di fare, pressioni su Berlino perché le adottasse. Voleva anche sapere quali fossero le giustificazioni della Germania per non averlo ancora fatto e se era vero quanto scritto dal settimanale tedesco Der Spiegel e, cioè, che il presidente della Confindustria tedesca, Ulrich Grillo, era coinvolto in una serie di pagamenti di tangenti in Grecia quando era a capo delle società Rheinmetall e Stn Atlas. Dopo un anno la risposta di Schulz è stata lapidaria: l’interrogazione “eccede le competenze della Commissione” quindi è “inaccettabile”. Se avesse voluto rispondere, Schulz avrebbe dovuto mettere sul banco degli imputati il suo Paese e approfondire verità imbarazzanti come il sommerso di Berlino. Gli scandali Mose e Expo sembrano confermare la teoria “italiani popolo di mazzettari”. Una teoria che porta dritto dritto verso una specie di autorazzismo che vuole gli italiani “antropologicamente inferiori dal punto di vista etico” rispetto, ad esempio, alla Germania che passa per essere il Paradiso dell’etica pubblica. È così? Partiamo dai numeri. Uno dei più importanti studi che comparano l’economia sommersa dei Paesi europei viene pubblicato periodicamente a cura della Visa Europe, realizzato dalla società di consulenza internazionale At Kearney, con la supervisione scientifica di Friedrich Schneider, professore all’Università austriaca di Linz e massimo esperto continentale della cosiddetta “shadow economy”. I suoi studi e i suoi saggi sono alla base dei documenti dell’Eurostat e dell’Ocse che si occupano della materia. I risultati dello studio sono qui e il dato più importante è che, in valori assoluti l’economia sommersa tedesca è la più consistente di tutti i Paesi europei: 351 miliardi di euro pari al “nero” di Gran Bretagna, Belgio, Svezia, Irlanda e Austria messe insieme e superiore di circa 20 miliardi al “nero” italiano che è stimato in 333 miliardi. Strano che la Germania passi per essere come l’Eden degli onesti, perché i dati non dicono questo: dicono che  l’economia “non osservata” tedesca è la più grande d’Europa. Per “economia non osservata”, familiarmente chiamata in italiano “nero”, si intende sia l’economia criminale vera e propria sia, soprattutto, l’economia non criminale che sfugge ai controlli (in particolare del fisco) come, ad esempio, il lavoro non regolare, la mancata fatturazione o la sottofatturazione. Ma prendere i valori assoluti non basta: vanno messi anche in relazione al Prodotto Interno Lordo di un Paese perché è evidente che il 13% di economia sommersa della Finlandia non equivale allo stesso 13% di economia sommersa della Germania: infatti nel primo caso si tratta di appena 26 miliardi di euro e nel secondo di 351. L’Italia, avendo un’economia più piccola di quella tedesca, ha un rapporto sommerso/Pil più alto, cioè il 21% rispetto, appunto, al 13% tedesco.

Il rapporto tra economia sommersa e Pil dell’Italia è uno dei più alti e, d’altra parte, gli scandali grandi e piccoli che emergono quotidianamente sono lì a dimostrare che siamo il Paese più corrotto d’Europa mentre la Germania passa per essere popolata da manager e dipendenti pubblici puri come gigli di campo. Corruzione alla tedesca. Friedrich Schneider (unica fonte presa come riferimento in modo da non fare confusione con altre metodologie di indagine su un tema così difficile da maneggiare) ha valutato anche il peso della corruzione nei vari Paesi europei e il risultato è che, nel 2012, le mazzette tedesche hanno pesato 250 miliardi di euro rispetto ai 280 miliardi dell’Italia. La Corte dei Conti, però, valuta il valore della corruzione italiana in 60 miliardi, non in 280. Peccato, però che il dato dei 60 miliardi sia praticamente inventato perché sono il risultato di una proporzione tra il valore stimato della corruzione mondiale con il Pil italiano. Un esercizio di pura matematica senza nessuna base scientifica, ma che continua ad avere libera circolazione nel dibattito pubblico. Ma oltre alle statistiche economiche anche quelle giudiziarie, sono interessanti. Secondo un recente rapporto della Commissione europea le denunce per corruzione in Germania nel 2011 sono state 46.795: il triplo rispetto alle 15.746 dell’anno precedente. In Nord-Westafalia i casi sono passati da 6089 del 2010 a 40.894 del 2011. Ovviamente c’è una spiegazione. Se si va a vedere il testo originale del rapporto si scopre che decine di migliaia di denunce riguardano un caso di tangenti che ha coinvolto tutti i dipendenti, civili e militari, di una base militare britannica e che vede coinvolti i dipendenti di una concessionaria automobilistica in due distinti processi. Anche il dato del 2010 (15.746 casi) è influenzato da singoli casi specifici. Bisogna andare al 2009 (quando non ci sono stati casi anomali di corruzione che falsano il dato) per avere un numero affidabile ed è 6.354 denunce e va confrontato con quello del 2012: 8.175. Un bel numero, tanto più se si considera che mentre le denunce di crimini aumentano, le indagini diminuiscono: dalle 1.813 del 2010 si è passati alle 1.528 del 2011 fino alle 1.373 del 2012. Passiamo alle condanne: secondo l’Ocse tra marzo 2011 e il marzo 2013 di tutti i procedimenti anti corruzione, 33 sono stati archiviati per mancanza di prove mentre in 21 processi si è arrivati alla condanna nei confronti, complessivamente, di 141 persone. Di queste 141 persone, 43 sono state ritenute colpevoli di corruzione verso funzionari pubblici stranieri e questo significa che, secondo la giustizia tedesca, appena 138 persone in due anni sono state ritenute colpevoli di aver pagato tangenti all’interno della Germania. Un numero ridicolo se si pensa alla stima di Schneider secondo la quale le tangenti in Germania pesano per 250 miliardi ed è ancora più ridicolo se si pensa che in un solo anno, il 2012, le denunce per corruzione sono state, come detto, più di 8mila. Il confronto con i dati italiani è, a questo punto, d’obbligo. Nel 2011 le denunce per corruzione e concussione e abuso d’ufficio sono state 1820 (1.587 nel 2012, ultimi dati disponibili) mentre le persone condannate per peculato, malversazione, concussione, e corruzione sono state 800. In Italia si denuncia meno, ma si condanna molto di più. Come mai? Il rapporto della Commissione Europea sulla corruzione sembra mettere in relazione abbastanza diretta questa differenza tra denunce (molte) e indagini (poche) in Germania con il fatto che la magistratura tedesca, a differenza di quella italiana, è soggetta al potere politico. In alcuni specifici casi, infatti, il ministero della Giustizia di Berlino ha il diritto di “istruire” il magistrato titolare di un’inchiesta su come condurre le indagini e su quale particolare concentrare le sue attenzioni.

E’, quindi, possibile che i magistrati tedeschi siano indirizzati dal governo a trascurare i casi di corruzione per concentrarsi su altri reati. E non sembra che questo stato di cose scandalizzi più di tanto i magistrati stessi: solo il 50% di essi, infatti, vorrebbe l’abolizione del potere di indirizzo delle indagini da parte del governo. Certo, quasi tutti gli indici di corruzione, stando al rapporto della Ue, sono migliori rispetto alla media europea, ma il rapporto fa notare che l’Ocse ha più volte chiesto alla Germania di rendere esecutive le sentenze (poche) che ricadono sotto il reato di corruzione visto che “la maggior parte delle sentenze vengono sospese”. Strano, è la stessa accusa che si rivolge all’Italia. Per di più il Greco, Group of States Against Corruption, nel suo rapporto sulla Germania del novembre del 2012, ha criticato il Paese di Frau Merkel per le sue regole di finanziamento ai partiti poco rigorose (rafforzate nel 2013), per la corruzione dei parlamentari e per gli scarsi progressi nell’abolizione delle raccomandazioni, che in Germania molti stranieri pensano inesistenti o rare, invece, non è così. Nei Paesi ad economia avanzata la democrazia non è più in fasce, ma il fenomeno corruttivo nella Pubblica Amministrazione non è ridotto di gravità è solo meno diffuso rispetto ai Paesi più poveri o arretrati come nel Sud del mondo ma non solo. Nei Paesi ad economia meno avanzata come la Romania, restando in ambito del territorio dell’Unione Europea, ad ogni campagna elettorale per il rinnovo del parlamento o anche della presidenza della repubblica tutti puntano sullo slogan dell’anticorruzione, che è diffusa in economia e non solo. Nel 2004 ero in Romania ed assistevo, a debita distanza per il ruolo di docente, alle manifestazioni di rinnovo presidenziale tra Nastase e Basescu e quest’ultimo che vinse basava molto della campagna elettorale sulla lotta alla corruzione.

All’ex ufficiale di marina Basescu successe il liberale, d’origine tedesca e prof. di fisica, Klaus, e lo slogan di prima fu ripreso, e, dopo che ne sarà? Riuscirà il singolo uomo al comando di una democrazia a bloccare un fenomeno complesso che coinvolge la cultura alle fondamenta con il cittadino non più suddito, anche di sé stesso spesso plasmato per non dire plagiato dai media asserviti ai moderni feudi elettorali che in cambio di consenso elettorale promettono e forse alimentano il suddito e frenano l’evoluzione del cittadino non timoroso e pronto a combattere per la Democrazia non in fasce, cioè adulta e matura per perfezionarsi e riparare errori commessi prima. Le democrazie deboli o in fasce sono ancora tante e i colpi di stato sempre in agguato come succede ora in Sudan del Nord. Ma se nei Paesi ad economia meno avanzata spesso la democrazia è ancora in fasce, in quelli ad economia più avanzata il suddito non è scomparso e il cittadino non sempre riesce a contrastare parte dell’apparato burocratico dove si annidano corrotti e corruttori. 60 miliardi di corruzione annua italiana e 250 miliardi di corruzione annua tedesca, stanno a testimoniare una lunga strada i crescita culturale ancora da percorrere. La truffa delle emissioni truccate che fa tremare la Volkswagen nel mese d settembre 2015 è emblematica della possibile corruzione tedesca che si ripercuote in borsa finanziaria per le furbate competitive della Volkswagen. Una notizia-bomba ha sconvolto il mercato delle case automobilistiche. La Volkswagen, seconda casa di produzione di automobili al mondo, ha truccato i dati di emissione di particelle inquinanti nell’atmosfera. La truffa, che per il volume del risarcimento ipotizzato non ha pari nella storia del settore, è emersa in queste ore, e l’eco della notizia ha già fatto crollare i titoli in borsa del colosso di Wolfsburg, specie dopo la conferma arrivata dall’ad Martin Winterkorn. L’agenzia di rating internazionale Fitch prevede un revisione del valore “A” di affidabilità del marchio, che potrebbe essere modificata al ribasso in seguito alla perdita di credibilità internazionale. Dal quartier generale del colosso tedesco giungono comunicati di scuse. Il dispiacere maggiore risiede nell’aver ingannato i clienti, aver mancato al rispetto della fiducia riposta. La strategia al momento sarà di una collaborazione stretta con le autorità per garantire la massima trasparenza. Quello che rimane davvero poco chiaro sono le ragioni dell’inganno. Volkswagen ha aperto un’indagine interna per identificare i singoli colpevoli dell’accaduto; la spiegazione più naturale si evince constatando che un motore diesel senza emissioni ridotte esprime più potenza e permette una guida maggiormente efficace.

In queste ore anche il Dipartimento di Giustizia americano si sta interessando alla vicenda, è infatti possibile che alcuni dirigenti o ingegneri coinvolti più a fondo nell’imbroglio possano rischiare sanzioni penali. Negli USA con certe cose non si scherza e le manipolazioni sui test delle emissioni sono una cosa seria per il Gruppo Volkswagen, tanto che hanno deciso di sospendere le vendite di Golf, Passat, Maggiolino e Audi A3 motorizzati con il 2 litri diesel poiché – come recita un comunicato dell’azienda – “le autorità hanno accertato delle manipolazioni da parte di Vw dei test sulle auto con motori diesel”. Inoltre, un portavoce dell’azienda, parlando con Die Welt ha ammesso che le violazioni ci sono state. Si profilano come minimo scuse pubbliche davanti al Congresso americano, come già fatto da Mary Barra per GM e Akio Toyoda per Toyota. Ma questo non è niente di fronte al rischio di class action da parte dei consumatori e la multa che si ipotizza potrebbe essere di un importo enorme: 18 miliardi di dollari. In pratica, l’Ente per la protezione ambientale americano ha scoperto che il quattro cilindri diesel di VW emette più ossidi di azoto di quanto emerso nei test; responsabile di questo inghippo è un software installato nella centralina, capace di riconoscere le condizioni dei test ed in quel caso attiva delle contromisure per “inquinare” meno, cioè durante la normale circolazione emette questo inquinante da 10 a 40 volte in più. E la presenza di questo programma è stata ammessa da Volkswagen. Una vicenda esplosa e consumatasi nel giro di 48 ore: nella serata di venerdì, l’accusa dell’agenzia per la protezione ambientale americana, che ha puntato il dito contro la Volkswagen, colpevole secondo i rilievi di aver usato sui diesel un software capace di far figurare emissioni inferiori in omologazione. Stamattina, le scuse ufficiali di Martin Winterkorn in persona, che si è detto “profondamente dispiaciuto” per l’accaduto, offrendo “la massima collaborazione e trasparenza”. Le parole di Winterkorn. Una dichiarazione che fa riferimento all’inchiesta esterna annunciata contestualmente dalla Casa: “Sono profondamente dispiaciuto di aver tradito la fiducia dei consumatori e faremo tutto il necessario per riparare il danno che la vicenda ha causato. Non tollereremo altre violazioni dei nostri regolamenti interni e della legge”, ha proseguito l’ad. Come funziona il software incriminato. Lo scandalo dei diesel truccati è scoppiato per via di un particolare software, capace a detta dell’ente governativo (supportato nell’accusa dal California Air Resources Board) di far figurare valori di emissioni molto inferiori a quelli effettivi, che sarebbero invece fino a 40 volte superiori al consentito: il programma, in sostanza, attiverebbe i controlli delle emissioni soltanto in fase di test, disattivandoli nella normale guida stradale. Da Panorama del 3 luglio 2014, di  Marco Cobianchi , si riporta l’ampio servizio dedicato alla corruzione in Germania: “Corruzione e tangenti: la Germania peggio dell’Italia”. La Germania passa per essere un Paese onesto, corretto, inflessibile. Ma i numeri dicono il contrario: l’economia sommersa vale 351 miliardi di euro e le tangenti 250.

Essere tedeschi ha un vantaggio: si è sempre dalla parte della ragione. È una certezza che Manfred Weber, capogruppo del Ppe al Parlamento europeo, aveva stampata in volto quando, replicando al discorso di inaugurazione del semestre di presidenza italiana dell’Europa di Matteo Renzi, gli ha rinfacciato di “chiedere soldi in cambi di riforme. E poi come facciamo ad essere sicuri che le facciate?” Dubbio legittimo, ma non sempre la Germania è quel monolite di etica che si vuol far credere. Ha un’immagine impeccabile e un volto sempre ben rasato, ma la Germania è molto più simile all’Italia di quanto Weber non creda. E lo è in un campo nel quale noi passiamo per specialisti, con un know-how consolidato: la corruzione. Forse Weber non ricorda un episodio interessante capitato il 15 aprile di quest’anno proprio al Parlamento europeo. Nikolaos Chountis, europarlamentare greco di Syriza (lista Tsipras), riceve dal tedesco Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo e candidato del Pse alla presidenza della Commissione, una risposta che non s’aspettava. Un anno prima la Commissione europea aveva messo nero su bianco che tra i Paesi europei solo la Germania e l’Austria non avevano ancora recepito nel proprio ordinamento né la convenzione anti-corruzione europea né quella dell’Onu. Chountis prende carta e penna per chiedere a Schulz di sapere se l’Europa avesse fatto, o avesse intenzione di fare, pressioni su Berlino perché le adottasse. Voleva anche sapere quali fossero le giustificazioni della Germania per non averlo ancora fatto e se era vero quanto scritto dal settimanale tedesco Der Spiegel e, cioè, che il presidente della Confindustria tedesca, Ulrich Grillo, era coinvolto in una serie di pagamenti di tangenti in Grecia quando era a capo delle società Rheinmetall e Stn Atlas. Dopo un anno la risposta di Schulz è stata lapidaria: l’interrogazione “eccede le competenze della Commissione” quindi è “inaccettabile”. Se avesse voluto rispondere, Schulz avrebbe dovuto mettere sul banco degli imputati il suo Paese e approfondire verità imbarazzanti. Molto imbarazzanti. Gli scandali Mose e Expo sembrano confermare la teoria “italiani popolo di mazzettari”. Una teoria che porta dritto dritto verso una specie di auto-razzismo che vuole gli italiani “antropologicamente inferiori dal punto di vista etico” rispetto, ad esempio, alla Germania che passa per essere il Paradiso dell’etica pubblica. È così? Partiamo dai numeri. Uno dei più importanti studi che comparano l’economia sommersa dei Paesi europei viene pubblicato periodicamente a cura della Visa Europe, realizzato dalla società di consulenza internazionale At Kearney, con la supervisione scientifica di Friedrich Schneider, professore all’Università austriaca di Linz e massimo esperto continentale della cosiddetta “shadow economy”.

I suoi studi e i suoi saggi sono alla base dei documenti dell’Eurostat e dell’Ocse che si occupano della materia. I risultati dello studio sono qui e il dato più importante è che, in valori assoluti l’economia sommersa tedesca è la più consistente di tutti i Paesi europei: 351 miliardi di euro pari al “nero” di Gran Bretagna, Belgio, Svezia, Irlanda e Austria messe insieme e superiore di circa 20 miliardi al “nero” italiano che è stimato in 333 miliardi. Strano che la Germania passi per essere come l’Eden degli onesti, perché i dati non dicono questo: dicono che  l’economia “non osservata” tedesca è la più grande d’Europa. Per “economia non osservata”, familiarmente chiamata in italiano “nero”, si intende sia l’economia criminale vera e propria sia, soprattutto, l’economia non criminale che sfugge ai controlli (in particolare del fisco) come, ad esempio, il lavoro non regolare, la mancata fatturazione o la sottofatturazione. Ma prendere i valori assoluti non basta: vanno messi anche in relazione al Prodotto Interno Lordo di un Paese perché è evidente che il 13% di economia sommersa della Finlandia non equivale allo stesso 13% di economia sommersa della Germania: infatti nel primo caso si tratta di appena 26 miliardi di euro e nel secondo di 351. L’Italia, avendo un’economia più piccola di quella tedesca, ha un rapporto sommerso/Pil più alto, cioè il 21% rispetto, appunto, al 13% tedesco.  Il rapporto tra economia sommersa e Pil dell’Italia è uno dei più alti e, d’altra parte, gli scandali grandi e piccoli che emergono quotidianamente sono lì a dimostrare che siamo il Paese più corrotto d’Europa mentre la Germania passa per essere popolata da manager e dipendenti pubblici puri come gigli di campo. Friedrich Schneider (unica fonte presa come riferimento in modo da non fare confusione con altre metodologie di indagine su un tema così difficile da maneggiare) ha valutato anche il peso della corruzione nei vari Paesi europei e il risultato è che, nel 2012, le mazzette tedesche hanno pesato 250 miliardi di euro rispetto ai 280 miliardi dell’Italia. La Corte dei Conti, però, valuta il valore della corruzione italiana in 60 miliardi, non in 280. Peccato, però che il dato dei 60 miliardi sia praticamente inventato perché sono il risultato di una proporzione tra il valore stimato della corruzione mondiale con il Pil italiano. Un esercizio di pura matematica senza nessuna base scientifica, ma che continua ad avere libera circolazione nel dibattito pubblico. Ma oltre alle statistiche economiche anche quelle giudiziarie, sono interessanti. Secondo un recente rapporto della Commissione europea le denunce per corruzione in Germania nel 2011 sono state 46.795: il triplo rispetto alle 15.746 dell’anno precedente. In Nord-Westafalia i casi sono passati da 6089 del 2010 a 40.894 del 2011.

Ovviamente c’è una spiegazione. Se si va a vedere il testo originale del rapporto si scopre che decine di migliaia di denunce riguardano un caso di tangenti che ha coinvolto tutti i dipendenti, civili e militari, di una base militare britannica e che vede coinvolti i dipendenti di una concessionaria automobilistica in due distinti processi. Anche il dato del 2010 (15.746 casi) è influenzato da singoli casi specifici. Bisogna andare al 2009 (quando non ci sono stati casi anomali di corruzione che falsano il dato) per avere un numero affidabile ed è 6.354 denunce e va confrontato con quello del 2012: 8.175. Un bel numero, tanto più se si considera che mentre le denunce di crimini aumentano, le indagini diminuiscono: dalle 1.813 del 2010 si è passati alle 1.528 del 2011 fino alle 1.373 del 2012. Passiamo alle condanne: secondo l’Ocse tra marzo 2011 e il marzo 2013 di tutti i procedimenti anti corruzione, 33 sono stati archiviati per mancanza di prove mentre in 21 processi si è arrivati alla condanna nei confronti, complessivamente, di 141 persone. Di queste 141 persone, 43 sono state ritenute colpevoli di corruzione verso funzionari pubblici stranieri e questo significa che, secondo la giustizia tedesca, appena 138 persone in due anni sono state ritenute colpevoli di aver pagato tangenti all’interno della Germania. Un numero ridicolo se si pensa alla stima di Schneider secondo la quale le tangenti in Germania pesano per 250 miliardi ed è ancora più ridicolo se si pensa che in un solo anno, il 2012, le denunce per corruzione sono state, come detto, più di 8mila. Il confronto con i dati italiani è, a questo punto, d’obbligo. Nel 2011 le denunce per corruzione e concussione e abuso d’ufficio sono state 1820 (1.587 nel 2012, ultimi dati disponibili) mentre le persone condannate per peculato, malversazione, concussione, e corruzione sono state 800. In Italia si denuncia meno, ma si condanna molto di più. Come mai? Il rapporto della Commissione Europea sulla corruzione sembra mettere in relazione abbastanza diretta questa differenza tra denunce (molte) e indagini (poche) in Germania con il fatto che la magistratura tedesca, a differenza di quella italiana, è soggetta al potere politico. In alcuni specifici casi, infatti, il ministero della Giustizia di Berlino ha il diritto di “istruire” il magistrato titolare di un’inchiesta su come condurre le indagini e su quale particolare concentrare le sue attenzioni.

E’, quindi, possibile che i magistrati tedeschi siano indirizzati dal governo a trascurare i casi di corruzione per concentrarsi su altri reati. E non sembra che questo stato di cose scandalizzi più di tanto i magistrati stessi: solo il 50% di essi, infatti, vorrebbe l’abolizione del potere di indirizzo delle indagini da parte del governo. Certo, quasi tutti gli indici di corruzione, stando al rapporto della Ue, sono migliori rispetto alla media europea, ma il rapporto fa notare che l’Ocse ha più volte chiesto alla Germania di rendere esecutive le sentenze (poche) che ricadono sotto il reato di corruzione visto che “la maggior parte delle sentenze vengono sospese”. Strano, è la stessa accusa che si rivolge all’Italia. Per di più il Greco, Group of States Against Corruption, nel suo rapporto sulla Germania del novembre del 2012, ha criticato il paese di Frau Merkel per le sue regole di finanziamento ai partiti poco rigorose (rafforzate nel 2013), per la corruzione dei parlamentari e per gli scarsi progressi nell’adozione delle raccomandazioni dell’organizzazione. Ma ritornando alla corruzione automobilistica tedesca si auspica che il rispetto di certe regole e la sincerità verso i consumatori sono una fede negli Stati Uniti quindi possiamo immaginare che il board del Gruppo tedesco avrà parecchi grattacapi. Chi si aspettava da una casa automobilistica tedesca una corruzione tale? Quasi nessuno? Nel mondo della competizione è sempre presente la tentazione all’imbroglio, ma va represso. La corruzione è tipica di tutti gli stati ad economia attardata, ma non è esente in quelli ad economia avanzata come Germania, Italia, ecc.. Essa è presente nello Stato invadente, poco trasparente dove il cittadino non è protagonista. Sembra che nella cultura anglosassone la bugia e la corruzione hanno albergano di meno nella società, ma sarà vero? La guida citata prima aveva lavorato nel sistema bancario-assicurativo e con la laurea in Giurisprudenza osservava bene i contorni della corruzione diffusa anche in Germania. Troppo Stato dappertutto genera burocratismo che permette ad alcuni dirigenti ministeriali, regionali e locali, di essere più facilmente corrotti poiché accettano tangenti nel sistema degli appalti e nella non sufficiente trasparenza amministrativa. Certo esiste il reato, ma chi lo denuncia se non il cittadino ben informato e fiducioso nell’evoluzione culturale dell’Homo sapiens, che accetta le regole sociali, le rispetta e le fa rispettare collaborando con le Istituzioni e soprattutto con i Magistrati che sono tenuti per legge a far rispettare ed applicare la Legge. La collaborazione del cittadino è tanto più elevata quanto più elevato è il senso civico, il livello d’istruzione e l’imitazione. L’omertà e il menefreghismo, ma soprattutto la paura delle ritorsioni sono diffuse purtroppo ancora sia in Italia che in Germania ed è difficile dire dove esse sono maggiormente presenti anche se appaiono più diffuse nel territorio del Sud Italia.

Il comportamento civico del cittadino italiano dell’ambiente settentrionale somiglia maggiormente al comportamento civico del tedesco sia per lo stile di vita laborioso che per essere un contribuente più trasparente nonché per maggiore rispetto della cosa pubblica. In conclusione non esiste un popolo più onesto oppure più imbroglione di un altro come molti luoghi comuni fanno pensare acriticamente. Esiste, invece, un sistema nel quale è più facile la corruzione se mancano regole certe, trasparenza amministrativa, buoni contratti di lavoro dei dipendenti, per la specifica funzione svolta, non per altre funzioni o relazioni non previste dal contratto. Chi sbaglia in modo grave e ripetuto deve sempre pagare direttamente e senza coperture politiche e partitocratiche. Anche in Germania dunque la corruzione esiste se vogliamo essere sinceri fino in fondo. A volte anche all’interno del territorio regionale tra aree ad economia più avanzata o meno attardata di altre, si riscontrano gli stessi meccanismi tra paesi diversi e tra più estesi territori planetari. In una società povera o ad economia attardata il cittadino è più suddito poiché non ha potuto frequentare la scuola, oltre il minimo di base, né ha potuto costruirsi una difesa dal ricadere in un egoismo asociale e restare così più tribale. Lo stesso odio interetnico spesso deriva da ciò. In una società ad economia avanzata, invece, il cittadino è istruito e più capace di pensiero ed azione autonoma secondo le leggi avanzate della società di cui fa parte. Dunque il sistema di controllo del controllore pubblico è più efficiente e la corruzione, in genere, è meno diffusa, ma non per questo meno elevata per somme di denaro provenienti dal sistema di corruttele. Ad esempio è risaputo, come luogo comune, che i tedeschi vivono in una società con minore corruzione dell’Italia, della Grecia, della Spagna, della Romania, ecc.. Ma l’ambiente letto con meno luoghi comuni fa sorgere il razionale dubbio?

 

 

 

 

Giuseppe Pace, (Cultore di Ecologia Umana, Padova)

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