Napoli, 28 Agosto – In questa estate rovente in cui persino l’acqua del mare scotta, il vero protagonista per me è stato il condizionatore, non finirò mai di provare gratitudine per Willis Carrier, l’ingegnere newyorkese che il 17 luglio del 1902, progettò il primo moderno sistema di climatizzazione.
Distesa sul divano, con l’aria fresca orientata sul viso, ho rivissuto l’estate della mia generazione. Dicono che il clima sia cambiato, di sicuro lo è ma anche le estati di quegli anni erano calde, molto calde. L’unico condizionatore erano le ante, che chiuse nell’ora di maggior calura, ti davano, ma forse era solo un’illusione, la sensazione che ci fosse un po’ più fresco. La nostra fortuna era che, essendo la casa molto vecchia e con le pareti molto spesse, passava meno il caldo. Eravamo forse bambini abituati a “soffrire” perché, se d’estate morivi di caldo, d’inverno invece di freddo poiché nessuno aveva i caloriferi.
Tutto ciò che i genitori potevano offrire ai figli, a volte con sacrifici, era una settimana di mare, ovviamente senza lussi e lustrini: spiaggia libera, ombrellone da piantare e riportare a casa, frittata di maccheroni o panini e acqua nel frigorifero che pesava non poco, essendo anche contenitore per la frutta e il ghiaccio ovviamente. La faccenda finiva lì. Ma noi eravamo felici perché la nostra vacanza era non andare a scuola, giocare liberi nel cortile e vedere i film al mattino, con l’avvento delle prime tv private.
Le famiglie moderne sembrano senza pace, quasi ossessionate dalle vacanze che equivalgono a: non essere a casa. Neanche più le piscine che una volta rappresentavano lo status symbol di un benessere acquisito, riescono a calmare e colmare quel vuoto a mio parere intellettuale che ha permeato la società. Se non viaggi, se non fai numerosi fine settimana, ma soprattutto se non pubblichi sui social, non è estate, non sei figo, sei nessuno.
Sarò all’antica ma non vorrei essere figlia di questa modernità, sballottata tra auto, aerei, navi, passeggiate in orari indecenti, strapazzata da genitori che hanno perso il senso della ragione, sotto al sole cocente in nome di una vacanza che credo alla fine non lo sia neanche per loro.
Ridiamo ai bambini l’estate, quella in cui possono essere come quelli della mia generazione, liberi di dormire, giocare, godersi i genitori, la propria casa, gli amici, liberi di annoiarsi, perché dalla noia nascono nuove idee. Liberi dagli impegni scolastici, e dai numerosissimi impegni extrascolastici, anch’essi figli di una modernità assurda.
E la chiamano estate…!
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