Dal Mar Morto alla Foresta Amazzonica, dalla grande barriera corallina australiana all’Isola di Kivalina, dalla barriera corallina del Belize all‘Australia meridionale. Questi i 13 luoghi che secondo Ener2Crowd.com<> sono a maggior rischio di sparire.
Napoli, 3 Agosto – Ecco la top-13 a rischio di sparire nella graduatoria di Ener2Crowd.com, la prima piattaforma italiana di lending crowdfunding ambientale ed energetico.
1) Mar Morto. L’enorme bacino situato nel punto più profondo della terra e pieno di acqua 10 volte più salata rispetto a quella di tutti gli altri mari è ufficialmente a rischio sopravvivenza. Il suo livello si è già abbassato di ben 27 metri a causa della perdita di equilibrio tra la quantità di acqua che evapora e quella che arriva dal fiume Giordano. «Una situazione causata dalle attività agricole che hanno deviato il corso dei fiumi riducendone abbondantemente la portata e dalle industrie dedite all‘estrazione di minerali della zona» commentano gli specialisti di Ener2Crowd.com.
2) Foresta Amazzonica. Sono sempre più frequenti deforestazione ed incendi che aggravano le condizioni del polmone verde del mondo. «Ogni sessanta secondi continua a scomparite un pezzo di foresta grande come un campo di calcio» avvisano gli specialisti di Ener2Crowd.com.
3) Grande barriera corallina australiana. A causa dei cambiamenti climatici la Great Barrier Reef<> è arrivata ad un livello di rischio estinzione molto elevato.«Le parti della barriera danneggiate impiegano migliaia di anni per riformarsi e questo è il punto a sfavore per la sua sopravvivenza considerato l’avanzato stato di sbiancamento dei coralli, che ha colpito due terzi dell‘intera barriera, e le continue minacce causate dal riscaldamento globale» spiegano gli specialisti di Ener2Crowd.com.
4) Kivalina. Gli esperti ipotizzano un’imminente alluvione che potrebbe cancellare definitivamente l‘esistenza di questa piccola isola tra l’Alaska e la calotta polare artica. «L‘innalzamento delle temperature nell‘area artica ed il conseguente ritiro dei ghiacciai causano una continua e grave erosione costiera che porta ad un processo di riduzione della superficie dell‘isoletta che ormai possiede solo una sottile striscia di sabbia che separa il mare dal villaggi» avvertono gli specialisti di Ener2Crowd.com. L’Isola nella prima metà dell’Ottocento aveva una superficie 3 volte maggiore di quella attuale.
5) Barriera corallina del Belize. L’aumento della temperatura dell’acqua, il turismo di massa e l’inquinamento dell’Oceano ne hanno messo fortemente a rischio la sopravvivenza. «Questo ecosistema, ricchissimo di biodiversità, è stato minacciato anche dalle scriteriate autorizzazioni alla ricerca del petrolio a soli 10 chilometri di distanza dalla barriera corallina, poi morate dal Governo locale» sottolineano gli specialisti di Ener2Crowd.com.
6) Australia meridionale. La desertificazione divora circa 6 milioni di ettari di superficie nel mondo ogni anno. «Il peggioramento di questa condizione accresce il rischio di incendi con conseguenze gravose per gli animali e per gli insediamenti urbani» sostengono gli specialisti di Ener2Crowd.com.
7) Africa sub sahariana. Anche qui la desertificazione avanza inesorabile. «Nei territori africani cresce in particolar modo la minaccia alla sicurezza alimentare» mettono in evidenza gli specialisti di Ener2Crowd.com. Considerata la povertà dei luoghi vessati dalle conseguenze del cambiamento climatico, l’allarme è rosso.
8) Kiribati. Buona parte del territorio di questo stato dell’Oceania potrebbe scomparire sommerso dall’Oceano Pacifico. «L‘arcipelago corallino, che per posizione geografica si trova praticamente al centro del mondo, è vittima dei cambiamenti climatici che minacciano gli atolli dalla conformazione particolarmente indifesa rispetto all‘aumento del livello del mare» enfatizza Ener2Crowd.com.
9) Maldive. Potrebbe scomparire anche l’arcipelago indiano è noto per essere lo Stato più basso del mondo. L’80% delle oltre 1.000 isole che formano l’arcipelago delle Maldive si trova a meno di un metro di altezza sul livello del mare. «Il governo locale sembra abbia messo a punto iniziative di acquisto di territori da altre nazioni per poter provvedere al trasferimento degli abitanti delle Maldive» riferiscono gli specialisti di Ener2Crowd.com.
10) Glacier Montana Park. I 150 ghiacciai presenti nelle 16 mila miglia quadrate del parco posto tra gli Stati Uniti ed il Canada si sono ormai ridotti a 37. «Il climate change continuerà a causarne il ritiro sino alla completa scomparsa dei ghiacciai, con la conseguente distruzione anche della fauna e della flora tipiche di questi ambienti» mettono in evidenza gli specialisti di Ener2Crowd.com.
11) Bangladesh. I disastri ambientali derivanti dal global warming minacciano anche questo Stato asiatico. «Le inondazioni frequenti distruggono ogni tipo di costruzione rendendo i luoghi invivibili e privi del minimo necessario per la sopravvivenza delle popolazioni locali e più in particolare per i bambini» avvertono gli specialisti di Ener2Crowd.com.
12) Venezia. «Anche la Laguna di Venezia è destinata a quella che viene definita “ingressione marina rapida” ovvero l‘innalzamento repentino delle acque del mare che va a sommergere rapidamente tratti più o meno estesi di costa arrecando gravi danni all‘ambiente» spiegano gli specialisti di Ener2Crowd.com.
13) Grand Canyon. Anche qui —in nome del progresso e del guadagno— l‘invasione umana è una gravissima minaccia. «Al considerevole incremento relativo alla costruzione di strutture ricettive per i turisti si è poi sommata una crescita esponenziale del numero di progetti da realizzare per lo sfruttamento delle risorse minerarie locali» puntualizzano gli specialisti di Ener2Crowd.com.
«La devastazione è ovunque e il problema è globale. Bisogna intervenire subito per prevenire piuttosto che “curare” e salvare così il futuro delle prossime generazioni» sostiene Giorgio Mottironi, cso e co-fondatore di Ener2Crowd.com nonché chief analyst del GreenVestingForum.it.
«Bisogna agire in massa contro il climate change, non ci rimane molto tempo per combatterlo» ribadisce Mottironi.
«Certo il problema è globale, ma anche l‘Italia può fare la sua parte. Le tecnologie green e la partecipazione del crowd possono arrestare il cambiamento climatico» propone Niccolò Sovico, ceo ed ideatore di Ener2Crowd.com.
«Il nostro Paese —prosegue Sovico— può fare tanto nel campo della transizione energetica e sostenibile: ne ha le conoscenze, le competenze e le tecnologie esecutive».
Il “crowd” può incoraggiare il mercato spingendolo verso nuovi tipi di strumenti, tra i quali il più innovativo il lending crowdfunding ambientale ed energetico. L’idea di Ener2Crowd.com è quella di convincere quella massa critica di risparmiatori che da sempre puntano sugli investimenti più sicuri possibili —che una volta immobili e titoli di Stato— oggi in fuga dai prodotti finanziari dai rendimenti irrisori e non più solidi come un tempo.
Ener2Crowd.com si candida così ad essere un volano per la lotta al cambiamento climatico e nel contempo un canale veloce ed accurato per le aziende che abbiano urgente bisogno di accedere a nuova liquidità.
«Crediamo fermamente nel valore che la finanza alternativa verde può portare alle persone, alle imprese ed alla società. Per le aziende abbiamo messo in campo tutte le iniziative possibili per aiutarle a superare l‘emergenza, anche grazie all‘appetito degli investitori per prodotti in grado di combattere il climate change, senza però rinunciare ad un ottimo ritorno economico, potendo realizzare fino ad un 8% annuo di rendimento» mette in rilievo il ceo.
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