Roma, 20 Agosto – Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte entra nell’Aula del Senato tra gli applausi dei senatori M5S ma non di quelli della Lega. Stringe la mano calorosamente a Matteo Salvini, con cui si scambia due parole all’orecchio: quindi stringe la mano, uno ad uno, a tutti i ministri della Lega in piedi alle sue spalle. Quando si siede, Salvini si accomoda accanto a lui. Conte siede tra i vicepremier Salvini e Di Maio.
“Questo governo si arresta qui”. Al Senato è il giorno di Giuseppe Conte. Il premier è in Aula per spiegare le ragioni dell’inedita crisi estiva che porta alla conclusione dell’esperienza di governo gialloverde. Al suo fianco c’è Luigi Di Maio, ma pure Matteo Salvini che siede al suo posto tra i banchi del governo.
Una crisi “innescata dal ministro dell’Interno”, sottolinea più volte, attaccando più volte il vicepremier “irresponsabile”, colpevole di aver agito “per interessi personali e di partito” e di aver “ha disatteso l’impegno solenne” preso con il contratto di governo.
“Siamo al cospetto di una decisione grave che comporta conseguenze alla vita del Paese, da qui l’urgenza di un dibattito tra tutti i protagonisti della crisi”, dice Conte ai senatori snocciolando i motivi per cui questa crisi di governo doveva essere evitata, “Questa decisione ha comportato e comporta gravi rischi per il Paese. C’è un rischio elevato dell’esercizio provvisorio, è altamente probabile”.
Più volte nel suo discorso il premier attacca duramente Salvini, nonostante la stretta di mano iniziale, dai banchi della Lega si sono sollevati fischi e proteste, mentre da quelli dei 5 Stelle applausi e ovazioni. Il presidente della Camera, Maria Elisabetta Alberti Casellati è stata costretta a intervenire ripetutamente per permettere a Conte di continuare. La seduta si era aperta con contestazioni fuori da Palazzo Madama e ai ministri 5 Stelle che hanno occupato i banchi del governo destinati ai membri leghisti dell’esecutivo.
Poi si è rivolto allo stesso Matteo Salvini- che pure ha reagito scuotendo la testa mentre il premier lo accusava di “opportunismo politico” -: “Le crisi di governo si affrontano in Parlamento non nelle piazze”, accusa, “Non hai dimostrato cultura delle regole”. Dalla questione russa al volere “pieni poteri”, fino all’uso dei “simboli religiosi”, Conte critica tutto l’operato del suo ministro.
Quello che si era presentato come “avvocato degli italiani” ha quindi annunciato le sue dimissioni, ma spera che il Quirinale non decida per elezioni anticipate che bloccherebbero “l’iter delle riforme”.
“Interrompo qui questa esperienza di governo”, ha concluso il premier, “Ascolterò gli interventi che arriveranno. Preannuncio che intendo completare questo passaggio istituzionale in modo coerente. Il presidente della Repubblica guiderà il Paese in questo passaggio costituzionale. Colgo l’occasione per rinnovare i miei ringraziamenti per i consigli che mi ha sempre dato”.
“Grazie e finalmente: rifarei tutto quello che ho fatto”, ha detto il vicepremier, Matteo Salvini, intervenendo nell’Aula del Senato. “Non ho paura del giudizio degli italiani”. Sono qua “con la grande forza di essere un uomo libero, quindi vuol dire che non ho paura del giudizio degli italiani, in questa aula ci sono donne e uomini liberi e donne e uomini un po’ meno liberi. Chi ha paura del giudizio del popolo italiano non è una donna o un uomo libero”. “Se qualcuno da settimane, se non da mesi, pensava a un cambio di alleanza, molliamo quei rompipalle della Lega e ingoiamo il Pd, non aveva che da dirlo. Noi non abbiamo paura”, ha detto ancora Salvini.
“La libertà non consiste nell’avere il padrone giusto ma nel non avere nessun padrone”, ha detto Matteo Salvini citando Cicerone. “Non voglio una Italia schiava di nessuno, non voglio catene, non la catena lunga. Siamo il Paese più bello e potenzialmente più ricco del mondo e sono stufo che ogni decisione debba dipendere dalla firma di qualche funzionario eruopeo, siamo o non siamo liberi?”. “Gli italiani non votano in base a un rosario, ma con la testa e con il cuore. La protezione del cuore immacolato di Maria per l’Italia la chiedo finchè campo, non me ne vergogno, anzi sono ultimo e umile testimone”. “Voi citate Saviano, noi San Giovanni Paolo II.., lui diceva e scriveva che la fiducia non si ottiene con la sole dichiarazioni o con la forza ma con gesti e fatti concreti se volete completare le riforme noi ci siamo. Se volete governare con Renzi auguri…”.
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