Cronaca

Corruzione al Ministero del Lavoro, condannato l’imprenditore Danilo Iervolino: 4 anni di reclusione

Napoli, 13 Dicembre – È una vicenda giudiziaria che intreccia politica, sindacati e imprenditoria quella che ha portato alla condanna dell’imprenditore Danilo Iervolino a quattro anni di reclusione per corruzione. Secondo la Procura di Napoli, al centro della vicenda vi sarebbe un parere favorevole del Ministero del Lavoro, inizialmente negato, poi concesso nel 2018, per la scissione del patronato Encal-Inpal in Encal-Cisal e Inpal. Un cambio di posizione che sarebbe stato ottenuto attraverso un sistema di favori e assunzioni.

Secondo le indagini, Iervolino, noto per essere il proprietario della Salernitana ed ex patron dell’università telematica Pegaso, avrebbe consentito l’assunzione del figlio di Concetta Ferrari, una funzionaria ministeriale coinvolta. Un gesto che avrebbe favorito Francesco Cavallaro, segretario generale della Cisal, sindacato legato da una convenzione con l’università Pegaso. Cavallaro, a sua volta, avrebbe ottenuto il parere positivo del Ministero necessario alla scissione del patronato.

Un’altra funzionaria, Fabia D’Andrea, avrebbe beneficiato di progressioni di carriera per due sue conoscenti, una all’INPS e l’altra in un’associazione riconducibile a Cavallaro. Per questi fatti, Cavallaro è stato condannato a cinque anni di reclusione con l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, mentre Ferrari e D’Andrea sono state rinviate a giudizio.

Oltre a Iervolino, il tribunale ha condannato Mario Rosario Miele, collaboratore dell’imprenditore, a due anni e otto mesi di reclusione. Francesco Fimmanò, direttore scientifico dell’università Pegaso, è stato invece assolto da ogni accusa.

Dopo la sentenza, Danilo Iervolino ha rilasciato una dichiarazione: “Rispetto la sentenza per dovere civico, ma sono sbigottito e incredulo. Mi batterò affinché in appello possa dimostrare la mia totale estraneità ai fatti a me imputati. In questo momento buio e triste della mia vita penserò di più ai miei affetti, continuando con senso di responsabilità nei molteplici impegni imprenditoriali che ho intrapreso.”

Anche il suo legale, l’avvocato Giuseppe Saccone, ha espresso perplessità sulla condanna, sostenendo che la motivazione della sentenza potrebbe rivelarsi “creativa” per giustificare una decisione non coerente con quanto emerso durante il processo. Saccone ha ribadito la fiducia in un esito favorevole nei successivi gradi di giudizio.

In un comunicato ufficiale, l’U.S. Salernitana 1919 ha precisato che la vicenda giudiziaria non riguarda in alcun modo il club e non influenzerà le sue attività:
“Sicuri che il patron Danilo Iervolino dimostrerà nelle sedi opportune la totale estraneità ai fatti contestatigli, tutta la famiglia dell’U.S. Salernitana 1919 ribadisce di essere al suo fianco in misura compatta, certa di un rapido e felice chiarimento della questione.” La vicenda resta al centro dell’attenzione, mentre si attende il deposito delle motivazioni della sentenza e l’eventuale ricorso in appello.

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