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Coppa Italia, Napoli-Inter 1-1: Gli azzurri volano in finale. Mertens nella storia

Napoli, 14 Giugno – La seconda semifinale di ritorno si gioca al San Paolo, è Napoli-Inter. All’andata gli azzurri, con una prova di compattezza e cinismo, riuscirono a strappare una preziosa vittoria di misura, grazie al gioiellino di Fabiàn Ruiz.

Le prime immagini pre-match raccontano di un clima al di fuori dei limiti del paradossale: uno stadio da sempre pensato, concepito e strutturato per ospitare il carnevale più sfrenato, ridotto ad una stridente e fastidiosa desolazione.

Gli uomini di Gattuso si muovono in campo secondo il solito schema, 4-3-3, le principali novità di formazione sono frutto delle contingenze: largo a sinistra Hysaj prende il posto di Mario Rui, sulla mezzala Elmas sostituisce l’affaticato Fabiàn Ruiz e in avanti l’ex Inter Politano sottrae la maglia da titolare a Callejon, probabilmente distratto dai rumor di mercato. Conte, invece, opera al suo assetto tattico una modifica attesa da tutti i tifosi nerazzurri, per favorire l’inserimento del grande colpo invernale Eriksen. 3-4-1-2, dunque, con il danese ad agire da trequartista alle spalle della coppia esplosiva Lautaro-Lukaku.

LA PARTITA. Nelle primissime battute iniziali i calciatori sembrano smarriti, come se il fischio dell’arbitro avesse provocato loro la perdita istantanea della memoria e gli episodi favoriscono subito gli ospiti che dopo due minuti passano in vantaggio. Dalla bandierina Christian Eriksen mette un cross a girare verso il centro dell’area; nella zona in cui spiove il pallone sono assenti maglie nerazzurre, ma i difendenti rimangono imbambolati a guardare la sfera carambolare sotto le gambe di Ospina. Il gol che annulla lo svantaggio dell’andata è linfa preziosa per l’umore degli ospiti, i quali afferrano a due mani il pallino del gioco e sfruttano gli spazi tra le linee lasciati dai calciatori del Napoli spenti e sulle gambe, per tessere la manovra offensiva.

Al minuto trentuno arriva una clamorosa occasione per i nerazzurri. Young sulla sinistra, con un movimento ondeggiante, supera la pressione di Di Lorenzo e pennella uno spiovente per la testa di Lukaku, che incorna anticipando Koulibaly ma trova l’opposizione quasi miracolosa di Ospina. Otto minuti dopo Candreva obbliga il colombiano ad un’altra prodezza. Sguscia sulla destra, infilandosi tra il terzino ed il centrale difensivo avversari; si presenta davanti alla porta ed esplode un bolide non abbastanza tremendo da piegare la manona del numero venticinque azzurro, che in due minuti esibisce un saggio di tutte le sue migliori qualità. Infatti, Neutralizzato il calcio d’angolo successivo, con chirurgica precisione, pesca sui piedi Insigne, già lanciato nella metà campo opposta; il capitano partenopeo passa avanti al più compassato Eriksen, accorso per difendere la porta; entrato in area fiuta la possibilità di mettere a rimorchio il pallone e, con una mossa da fine biliardista, fa viaggiare la sfera nella quasi impercettibile spaccatura apertasi tra le gambe dei due difendenti, invitando Mertens a incidere il suo nome nel gotha del calcio Napoli. “Ciro”, con un tocco morbido e delicato, fa centoventidue, pareggia i conti e va a raccogliere la gioia e gli onori del popolo. Il gol è una mazzata psicofisica per gli ospiti che con il correre dei minuti, subiranno una netta flessione.

Nella ripresa infatti gli azzurri guadagnano campo e coraggio, si presentano con maggiore frequenza al cospetto di Handanovic e in fase di copertura rimangono compatti e reattivi, rendendo la manovra degli uomini di Conte sterile ed innocua. Al minuto cinquantadue Mertens cerca, con traversone basso dalla destra, di restituire il favore ad Insigne, posizionatosi nella zona del belga; il capitano raccoglie la sfera e, con un rapido movimento si gira facendo partire un rasoterra diretto al secondo palo, che disattende le sue speranze ma procura più di qualche brivido sulla schiena al numero uno nerazzurro. A venti dalla fine, tra la mole di cambi operata da Antonio Conte per l’ultimo disperato assalto alla trincea nemica, Alexis Sanchez prende il posto dell’impalpabile Lautaro ed è proprio il cileno, quattro minuti dopo, con un sonoro squillo di tromba, a mandare il segnale alla sua banda di procedere all’attacco.

Dopo una bella combinazione con Eriksen sulla destra, Moses si presenta in area ed accomoda il pallone per l’ex-Manchester United, il quale, circondato da maglie azzurre, si sposta il pallone sul destro e spara un colpo fumante che fischia a pochi centimetri dal palo e si spegne sul fondo. Ma l’occasione più clamorosa per i nerazzurri capita sui piedi di Eriksen intorno al minuto ottantuno. Lukaku schiodatosi dall’area di rigore cerca la combinazione con il frizzante neo-entrato Biraghi; l’esterno italiano viene pescato magistralmente dal belga in un fazzoletto di terreno fatalmente lasciato scoperto; con un traversone basso e preciso pesca in area Alexis Sanchez, il quale, attirati su di sè due difensori partenopei, esibisce la sua classe in un fine colpo di tacco che trova solo Eriksen quasi all’altezza del dischetto del rigore; il danese raccoglie tutte le energie rimastegli per esplodere un violentissimo destro; Ospina si getta con una rapidità felina e respinge al mittente il pericolo. All’esaurimento dei palpitanti minuti finali, i padroni di casa esplodono in manifestazioni di incontenibile gioia, per la conquista della finale di Roma.

Ha scritto un nuovo capitolo, il Napoli, di questa stagione da thriller, per le sue traiettorie ondeggianti e mai banali. Possiamo a questo punto affermare che dalle macerie del disastroso corso Carlo Ancelotti sia nata una squadra completamente nuova, inedita, capace di soffrire e mostrare gli artigli senza disperdere il suo grande patrimonio tecnico. Anche se da quelle parti l’espressione calcistica più apprezzata fa capo al menottistico “bel gioco”, questa squadra esalta e trova approvazione perché gli si riconosce il merito di un gioco ben fatto, secondo i precetti dell’organizzazione e della tenacia. Gli onori vanno sicuramente recapitati in buona parte al mister Gattuso, saltato in groppa ad un cavallo pazzo in corsa, che è riuscito a domare anche con l’umiltà di riconoscere i propri errori, esattamente il contrario della tracotante gestione precedente. Nella serata di ieri da sottolineare le prestazioni individuali di Ospina, autore di almeno tre parate fondamentali oltre allo spettacolare third pass in occasione del gol del pareggio, che lo hanno riscattato dalla papera iniziale. Di Maksimović, giganteggiante nella zona difensiva con i suoi interventi eleganti e tempestivi. Di Insigne sempre più in abito da trascinatore dentro e fuori dal campo. Infine Ovviamente di Mertens, in dubbio fino all’ultimo per un problema al flessore, è entrato poi in campo, con la stessa fame di sempre, a prendersi la vetta dei migliori marcatori nella storia del Napoli.

Dall’altro lato la squadra di Conte, protagonista di un inizio sicuramente più brillante, si è lasciata sfuggire l’occasione di partecipare alla finale di una competizione comunque importante. Nonostante ciò i nerazzurri hanno da trarre degli aspetti positivi dalla prova di ieri. Eriksen, soprattutto nel primo tempo, si è visto molto coinvolto nel vivo della manovra e questa per il prosieguo della stagione non può che essere un’ottima notizia. Ciò che più è mancato, ieri sera, nello schieramento nerazzurro, sono stati l’esplosività e l’estro della coppia di attaccanti, non tanto per demeriti dei due calciatori, piuttosto per una condizione psicofisica ancora da ritrovare a pieno.

È a Mercoledì 17 l’appuntamento per l’assegnazione del primo trofeo della stagione, a contenderselo ancora una volta dopo otto anni Juventus e Napoli.

 

Matteo Ariola

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