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Compleanno in galera, Patrick Zaki compie 30 anni. Letta:”Chiediamo al governo di applicare l’indicazione unanime del Parlamento e dargli la cittadinanza”

Napoli, 16 Giugno – ”Oggi questo ragazzo, Patrick Zaki, che amava l’Italia e studiava a Bologna, trascorrerà il giorno del suo trentesimo compleanno nelle galere egiziane, tra l’altro in piena emergenza Covid”, ricorda il presidente del Parlamento europeo David Sassoli con un post sui social, allegando una foto che ritrae lo studente egiziano in tribunale. 

‘È in prigione dal 7 febbraio 2020, ma Zaki non ha fatto proprio niente, non ha commesso alcun reato. La sua detenzione è una vergogna per tutti coloro che credono nei valori umani e nei diritti fondamentali della persona’‘, prosegue Sassoli che conclude: “Auguri, Patrick: non ti lasceremo mai solo”.

“Oggi Patrick Zaki compie trent’anni. In cella. Noi chiediamo al governo di applicare l’indicazione unanime del Parlamento e dargli la cittadinanza”, scrive su Twitter il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, in occasione del compleanno dello studente egiziano dell’Università Alma Mater di Bologna, rinchiuso in una cella in Egitto senza processo. 

Se non si ha la certezza che ora Patrick Zaki, detenuto in carcere in Egitto, abbia il Covid “dato che in quella prigione non fanno i tamponi”, “siamo certi che l’abbia avuto e che abbia indebolito la sua salute già fragile”. A dirlo Mohamed Hazem, ingegnere informatico, in una recente intervista al Corriere della Sera.

“Le prigioni egiziane sono tra le peggiori al mondo, se i familiari gli mandano del cibo il più delle volte non gli viene dato, anzi viene buttato o rubato. Ha problemi a dormire, soffre ancora dolori lancinanti alla schiena. E nell’ultimo mese la sua asma è peggiorata, temiamo a causa del Covid, per il quale non è stato vaccinato”. In carcere Zaki “è frustrato, triste e depresso, come comprensibile” e la rete degli attivisti, di cui Hazem è uno dei portavoci, continua a fare pressione sull’Occidente perché lo aiuti a uscire di prigione.

“Il regime egiziano è imprevedibile. Possono decidere di arrestarti semplicemente per far paura agli altri. Con Patrick è stato così. Puniscono la libertà, di qualunque tipo sia”, ricorda, sottolineando come non si possa ipotizzare cosa succederà “ma non è difficile essere ottimisti”

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