Napoli, 11 Aprile – A Shanghai sta accadendo qualcosa di semplicemente inimmaginabile. I residenti della città più popolosa della Cina, che ospita 26 milioni di persone, sono rimasti seduti a casa per 2 settimane senza cibo e beni essenziali.
A causa di un nuovo pericoloso ceppo di coronavirus che ha provocato una nuova ondata di epidemia di covid-19 nel Paese, le autorità hanno stabilito regole rigide: solo i medici, i volontari, i corrieri e coloro che hanno un permesso speciale possono uscire.
La sera, le persone iniziano a urlare dalle finestre che hanno bisogno di cibo e acqua. I prodotti vengono consegnati, ma in quantità insufficienti. A volte 
abbastanza per un pasto al giorno. Sono particolarmente a rischio gli anziani che vivono da soli e che non dispongono di smartphone moderni e, di conseguenza, la possibilità di ordinare cibo.
I droni sorvolano la città, controllano il rispetto delle restrizioni imposte delle autorità e trasmettono una registrazione con la richiesta di non urlare o cantare dalle finestre. I servizi di consegna sono sovraccarichi, non ci sono abbastanza corrieri. I negozi di alimentari e i gruppi di distribuzione governativi non riescono a farcela.
I prezzi sono aumentati, il che ha reso ancora meno possibile alle persone di nutrirsi completamente.
I contagiati sono isolati e non a contatto con nessuno. Anche i bambini molto piccoli che risultano positivi vengono sottratti ai genitori.
L’isolamento in casa è quasi sempre vietato. Shanghai sta trasformando scuole, nuovi edifici e grandi padiglioni espositivi in centri di isolamento, il più grande dei quali 
può ospitare 50.000 persone. Sono già stati creati più di 60 strutture di questo tipo.
Le persone trasferite in queste strutture vivono fianco a fianco con migliaia di estranei, senza pareti e docce, con bagni in comune spesso sporchi, senza coperte e acqua calda ed anche li si combatte per il cibo.
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