Napoli, 2 Novembre – “Il bilancio delle vittime della catastrofe”, che ha colpito la regione di Valencia “è salito a 211”. Lo ha detto il premier Pedro Sanchez in un discorso alla tv. “Il paesaggio è desolante: ci sono 10.000 auto ammassate nelle strade, fango ovunque. Abbiamo bisogno di macchine pesanti per sgomberare levie. Da soli non possiamo farcela”. E’ il grido di aiuto del sindaco di Aldaia, uno dei municipi della cintura sud diV alencia colpiti dalla catastrofe, sommersi dall’onda lunga delle inondazioni provocate dalla Dana. A quattro giorni dal fenomeno estremo, molti quartieri restano isolati, senza luce e acqua potabile, nonostante l’ingente mobilitazione dell’esercito e dei mezzi di emergenza.
“Dei ponti che avevamo nel paese ne resta in piedi solo uno. Stiamo lavorando con gli abitanti e i corpi di sicurezza dello Stato per tentare di ristabilire a poco a poco una così detta normalità e aiutare la gente a tornare a casa”, ha dichiarato Amparo Folgado, la sindaca di Torrent a Tve. Almeno 800 sfollati restano ospitati nel palasport e solo questa mattina la corrente elettrica è stata riattivata in gran parte del comune. Ma molti quartieri restano con gli accessi bloccati da montagne di veicoli, detriti e suppellettili trascinate dalla marea di fango.
Da Chiva la sindaca Amparo Fort ha lanciato un appello urgente in un comunicato diffuso sui social: “C’è bisogno di acqua e viveri per rifornire la popolazione perché qui non è ancora arrivata assistenza di nessun genere e non c’è copertura telefonica nel territorio comunale”, ha detto Fort, che ha definito la situazione “di estrema gravità”. Il Centro di Emergenze del governo valenziano ha chiesto ai municipi colpiti di indicare le zone dove possano atterrare elicotteri e aree dove possano parcheggiare mezzi pesanti come scavatrici e gru, informa l’agenzia Efe.
Erano stati convocati dal governo regionale alle 7 del mattino alla Ciudad de las Artes di Valencia dove la Protezione civile coordina l’intervento dei soccorsi nelle zone colpite dalla catastrofe, ma a quell’ora erano già in centinaia in fila, un’ora dopo sono divenuti migliaia. Sono i volontari di ogni età accorsi dall’intera regione e da molte parti della Spagna, divisi in interminabili file, in disciplinata attesa di passare all’interno del complesso dove i responsabili dell’organizzazione distribuiscono magliette per l’identificazione, mascherine, guanti, pale, spazzoloni e secchi a chi non ne è munito, per poi dividerli in squadre di 50 persone. Le brigate, coordinate da un membro della Protezione Civile, sono poi trasferite ai municipi da martedì inginocchio per la Dana più letale del secolo, come Sadavi, Alfafar o Catarroja e che ha finora provocato oltre 200 morti accertati.
Portano taniche d’acqua e borse di viveri da distribuire alle popolazioni colpite. “Si tratta di coordinare gli aiuti per non intralciare i lavori di squadre di emergenza, esercito e protezione civile”, spiega Miguel Salvador, responsabile del coordinamento dell’amministrazione regionale. In fila intere famiglie, con genitori e figli. Ma anche pensionati, professionisti come Cristina Sanz, un medico di 34 anni, che anche ieri con un gruppo di colleghi aveva scavato nel fango ad Alfafar: “E’ importante un minimo di coordinamento, altrimenti rischiamo di alimentare il caos”, dice.
In processione almeno sei o settemila angeli del fango, stimano i coordinatori. Provengono da varie regioni della Spagna, ma ci sono anche turisti, come Ingrid e Mark, una coppia di tedeschi, che non hanno voluto rinunciare a dare il proprio contributo.
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