Bruxelles, 13 Aprile – Via libera dagli Stati membri Ue alla nuova direttiva sulle case green. I ministri europei al Consiglio Ue Ecofin hanno confermato questa mattina l’accordo raggiunto con l’Eurocamera a dicembre sulle nuove norme per rendere il parco immobiliare dell’Ue a emissioni zero entro il 2050. Italia e Ungheria hanno votato contro l’intesa, mentre Repubblica ceca, Croazia, Polonia, Slovacchia e Svezia si sono astenute.
Nel Consiglio oggi a Lussemburgo “abbiamo votato contro la direttiva sulle case green, l’iter si è purtroppo concluso. La posizione italiana è nota. Il tema è ‘chi paga?’, visto che abbiamo in Italia delle esperienze abbastanza chiare in proposito”. Così il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, a margine dell’Ecofin nella capitale del Granducato. La direttiva è stata quindi approvata a maggioranza qualificata.
Il via libera definitivo dagli Stati membri chiude l’iter tormentato di una direttiva -proposta dalla Commissione a fine 2021 – che fin da subito ha alimentato un’aspra polemica in Italia, soprattutto per l’assenza di finanziamenti da parte Ue e per gli standard minimi di prestazione energetica. La direttiva sarà ora pubblicata in Gazzetta Ufficiale ed entrerà in vigore venti giorni dopo. I Ventisette avranno poi due anni di tempo per adeguarsi, un arco di tempo in cui tutte le capitali, compresa Roma, dovranno presentare all’Ue un piano nazionale di ristrutturazione, ovvero una tabella di marcia per indicare la via che intendono seguire per centrare gli obiettivi. A partire dal 2030 tutti i nuovi edifici residenziali dovranno essere costruiti per essere a emissioni zero, mentre per gli edifici pubblici lo standard si applicherà dal 2028.
Abbandonata l’idea di classi energetiche armonizzate, l’Ue ha deciso che almeno il 16% degli edifici pubblici con le peggiori prestazioni andrà ristrutturato entro il 2030 e il 26% entro il2033. Per le case si applicherà un obiettivo di riduzione del consumo energetico del 16% dal 2030 e del 20-22% entro il 2035.
Per garantire flessibilità ai governi, le misure di ristrutturazione adottate dal 2020 saranno conteggiate ai fini dell’obiettivo e gli Stati potranno scegliere di applicare esenzioni per gli edifici storici, per gli edifici agricoli, per scopi militari e per quelli utilizzati solo temporaneamente. La Commissione europea stima che entro il 2030 saranno necessari 275 miliardi di euro di investimenti annuali per la ristrutturazione degli edifici.
L’obbligo di installare i pannelli solari riguarderà solo i nuovi edifici pubblici e sarà progressivo, dal 2026 al 2030. Gli Stati avranno tempo fino al 2040 per dire addio alle vecchie caldaie a combustibili fossili, mentre dal 2025 dovranno porre fine a tutti i sussidi per le caldaie autonome.
Secondo Fabrizio Capaccioli, Presidente del Green Building Council Italia (un’associazione di costruttori e aziende operanti nel settore delle infrastrutture e dell’edilizia), l’operazione potrebbe costare tra i 20 e i 55 mila euro a famiglia. Capaccioli sottolinea anche che la direttiva europea non prende in considerazione requisiti di resilienza e risposta sismica dell’edificio, che sono invece fondamentali in un paese come l’Italia, e che andranno inseriti nei piani di attuazione.
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