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Carbonara di Nola, Progetto Campania Divina: una full immersion di 4 giorni con performance teatrali, musica, poesia, arte e laboratori creativi

Carbonara di Nola, 2 Maggio – Dal 25 al 28 aprile Carbonara di Nola è stata meta di  visitatori per le varie cerimonie, performance di  teatro, musica, canti, poesia, arte, laboratori creativi nell’ambito del Progetto Campania Divina, promosso dalla regione Campania, volto a mostrare, raccontare, valorizzare bellezze paesaggistiche e architettoniche, paesi e città noti o meno noti. L’inaugurazione  del grande evento con la presentazione di “Carbonara dipinta” è avvenuta  presso il santuario del S.S.

Medici Cosma e Damiano con la presenza del Dr. Antonio  Iannicelli, sindaco, Dr. Stefano Toschi sociologo, e  altre autorità. Nella serata è stato presentato al pubblico il libro “Bollettino del santuario S.S Medici Cosma e Damiano di Carbonara di Nola 1948-2005, a cura degli autori Pasquale Gerardo Santella, Antonio Santorelli e Giuseppe Malinconico. È stato messo in luce con attenta ricerca e analisi dei numeri degli opuscoli, pubblicati dal 1948 al 2005, fatti, personaggi, che nel contesto dell’epoca hanno caratterizzato il paese, ma anche la nazione di appartenenza.

Nella successiva serata, sempre presso la Chiesa in omaggio ai S.S Medici, è stata raccontata la storia della Chiesa, dei Santi e il loro culto nel mondo, con le testimonianze dei fedeli di Carbonara.

Interessanti i miracoli portati in luce e stralci di episodi letti, tratti dal libro “La via del silenzio” dell’autrice Rosa Casalino, cultrice di storia carbonarese. Gli interventi del biblista Don Valentino Picazio, della prof.ssa Rosa Casalino, della dott.ssa Nicola Scala, della prof.ssa Eleonora Piccolo, del poeta Vincenzo Nunziata hanno reso la serata pregevole. Ad incantare l’atmosfera del magnifico santuario con gli affreschi del pittore Luigi Annunziata, ha contribuito il coro delle voci bianche dell’ACR, curato da Pola Cosimo e Rosa Murano, i Maestri, all’organo Alfredo Lombardi e al flauto Raffaele Sola.  Nel Santuario, per tutto il periodo dell’Evento “Carbonara dipinta” sono stati in mostra i quadri delle artiste Annamaria Vallario, Fausta Sangiovanni e Giovanna Secondulfo.  

La prof.ssa Casalino durante la serata ha condotto la storia dei SS Medici.  Ha esordito “Ben poco si sa della vita dei nostri santi. Nacquero probabilmente nella Cilicia, antica provincia dell’impero romano, che comprendeva i territori della costa meridionale dell’attuale Turchia, verso il 260 DC in una famiglia cristiana. Furono educati dalla madre nella religione cristiana, si trasferirono in Siria dove frequentarono la scuola di medicina. La vecchia scuola medica di Siria, è probabilmente una delle più antiche scuole mediche, nei secoli successivi, formerà una dei 4 saggi che fonderanno la scuola medica di Salerno.

I Santi esercitarono la loro professione gratuitamente, prendendosi cura dei malati, sia da un punto di vista medico che spirituale.  La passione e la solerzia nella cura gratuita e incondizionata degli ammalati era anche uno strumento efficacissimo di apostolato, che costò la vita ai due fratelli.

Subirono il martirio nel 303 dopo  Cristo durante la persecuzione voluta da Diocleziano, sotto il prefetto Lisia, -continua Casalino-  Furono dapprima flagellati perché abiurassero poi subirono altri martiri,  furono lapidati, ma le pietre tornavano indietro, furono gettati in una fornace ardente , ma le fiamme non li lambirono, furono gettati in mare, ma gli angeli recisero le funi e li riportarono a galla, furono condannati ad essere trafitti dalle frecce, ma le frecce deviavano,  solo la decapitazione mise fine alla loro vita. Furono seppelliti a Ciro. Ben presto si diffuse il loro culto, numerose chiese furono loro dedicate a Gerusalemme, in Egitto e in Mesopotamia”

Nei secoli il loro culto si diffuse in tutta l’Italia, soprattutto al Sud, dove si contano decine di chiese a loro consacrate.

Non c’è data certa del culto dei Santi a Carbonara, introdotto dalla famiglia Cesarini di Nola, o da qualche latifondista, che nella chiesa di Carbonara aveva un altare, secondo il preside Agostino Rainone, che ne ha scritto nel libro “Un paese della Campania Felice: Carbonara di Nola “La più antica testimonianza del culto è la statuetta lignea del quindicesimo secolo, -ci riferisce la professoressa Rosa Casalino, – la quale non era posta sull’altare maggiore ma sull’altare laterale. Fu oggetto di culto per secoli fino alla realizzazione dell’attuale statua che oggi si trova sull’altare maggiore.”

Nei primi anni del sedicesimo secolo ci fu una contesa per scegliere la parrocchia tra le chiese esistenti a Carbonara, e Vincenzo Nunziata, autore del libro di poesie A me…me piace ‘a poesia (‘O paese mio è sempe bello) con i versi “ ’O simbolo ro paese,” ce ne parla.

‘O simbolo e ’sto paese  e’/n’albero e aulivo secolare/Che annanza a chiesa de Santi/

è stato piantato de Craonarisi./E’ o simbolo  do paese pecche’/fu piantato pe mettere a pace/e  pe dirimere na contesa./O fatto è  chisto … e Craunarisi/nun se mettevano d’accordo/ Tra chille che volevano comme/chiesa do paese  a chiesa da/Nunziata che steva mieza a piazza/do Casale e Cravonara e chille/che volevano a Chiesa e/ San Giovanni do Casale e Torrazzano/e allora fu scelto e costruì o/Santuario de Cosma e Damiano/Nel luntano anno domini  1535/Attuorno a  chella torra campanaria/ che già la steva e se trovava a giusta/Distanza tra Torrazzano e Cravonara./E pe simbolo e pace fu piantato/Aulivo annanza a chiesa./Da allora sta pianta secolare è/ no monumento, o simbolo e Cravonara,/’O simbolo do paese che ogni devoto/de santi e ogni Cravonarese tene nda/ na Fotografia, che ha accompagnato/ a vita e ognuno nui , do battesimo/ a cummunione, o matrimonio e pe/l’ urdimo saluto  a chesta bella terra/addo’ simme nati e che l’antenati/nuosti tra tanti stienti cianno lasciato./

La chiesa che sorse su un antico tempio pagano, fu ampliata per rispondere alle esigenze del nuovo ruolo di parrocchia. Nel secolo scorso si sono avuti importanti cambiamenti per opera dei tre sacerdoti alla guida della parrocchia. Nel 1907 diventa parroco di Carbonara don Gianlorenzo Addeo, gli succede nel 1939 don Agnello Saviano, che tutti chiamavano don Aniello, il quale vedeva prosperare il culto dei Santi Medici di anno in anno. La chiesa non riusciva a contenere i numerosi fedeli e si fece strada nella sua mente l’idea di una chiesa grande sperando nell’aiuto dei fedeli e nella Divina Provvidenza.  Negli anni 50 cominciò la progettazione e la lenta realizzazione dell’ampliamento della chiesa.

Quale fosse la fede con la quale ci si accostava ai Santi in quel periodo, a dirlo è stata la docente Eleonora Piccolo, leggendo uno stralcio dal libro della professoressa Casalino “Il 27 Settembre, momento liturgico […] tutta la popolazione si stringe intorno ai suoi Santi protettori. Sin dalle prime luci dell’alba le strade echeggiano del mormorio dei gruppi di persone che in preghiera salgono verso la chiesa per la prima messa. I lavoratori prima di cominciare la loro giornata sentono il bisogno di rivolgere il primo pensiero ai santi medici. Le strette strade devono sopportare un insolito via vai di calessi carichi di pellegrinaggi, ma i più salgono a piedi, sciogliendo in questo modo in parte il loro voto. […] Nella chiesa si assiste a scene che lasciano senza fiato, alcuni fedeli cadono in ginocchio sulla soglia e percorrono la navata in ginocchio, o carponi, altre addirittura strisciando leccando il pavimento fino all’altare. le messe si susseguono in continuazione e la chiesetta è sempre gremita, qualcuno deve aspettare sul Sagrato la Messa successiva. Il parroco ha posto ai piedi dell’altare un grosso cesto con le tipiche palatelle di pane, i fedeli se possono lasciano un obolo, tutti portano a casa quel piccolo filone come qualcosa di miracoloso che benedirà il loro desco. Lo daranno per prima agli ammalati, qualcuno lo consumerà, altri lo conserveranno come oggetto taumaturgico. Nel pomeriggio la processione.”

 Casalino proferisce che “nel 1960 il sacerdote Alfonso Barba che aveva predicato a Carbonara per la settimana santa, volle dare un nuovo inno ai santi Medici, scrisse l’attuale inno musicato da suor Maria Ornella, di cui non conosciamo il cognome, che sostituì il vecchio inno: “O anargiri gloriosi.”

Ancora oggi si recita al termine di ogni santa messa la fervorosa preghiera ai S.S. Medici con immensa devozione, composta da Don Agnello.

Don Aniello mirava ad un’opera grandiosa, una parrocchia che fosse centro della vita del paese. Una casa per sacerdoti anziani, un edificio per le suore che ospitava la scuola materna, un teatro, una sala con giochi per i giovani, e un campo di calcio, ma lasciò vita terrena dopo trentun anni di attività di pastore di anime   il 25 marzo del 1970. Gli successe don Luigi Albano il quale continuò e completò l’opera di don Aniello. Casalino continua il suo interloquire “per esigenze del momento Don Luigi non poté realizzare la casa per sacerdoti e la sala per i giovani, ma fu sempre attento alle loro esigenze seguendoli nei tornei di calcio e nelle attività teatrali, diede grande spazio e sostegno all’ associazione del Sacro Cuore e all’Azione Cattolica, aiutò gli educatori in tutte le loro iniziative facendo veramente della parrocchia il centro vitale del paese così come aveva sognato don Aniello. Fece richiesta alle autorità ecclesiastiche che le spoglie di don Agnello riposassero nella sua chiesa ed anche questo progetto è in via di realizzazione.”

La testimonianza della devozione ai santi tuttora con grande fervore ce la esprime Vincenzo Nunziata nei versi de E santarielli.

Quanno ero piccirillo/senteva spisso parla’/de Santarielli…de vecchiarielli/che stevano rinta a curtina nosta piglia’ collera  e santarielli….facite sempe o dovere vuosto che e santarielli ve fanno a grazia…./ Nun ce facite mai male azione/e tutti chille che da robbe de santi/S’anno appropriate…so stati castigati./Sta cosa a nui piccirilli ce faceva/no poco paura…comme …songo/santi e ce fanne cheste cose../Po mamma’ ce spiegava che e/Santarielli erano e Santi Cosimo/ e Damiano e ghierano due fratelli /dottori che curavano e malati/e che tuttiquanti  e fedeli che/ preghiere e scaveze appriessa a/ prucessione  cercavano a grazia./ZiVicienzoeZi/stella….avevano/e santi fatto o voto e pe divozione/avevano fatto o pavimento do/Santuario, che ancora ce sta a scritta./Chesta divuzione è stata accussi’/grande che terre, oro e proprieta’ tanti/cravonarisi hanno restato e santi./Pure io m’arricordo quanno ero giovane e/Coltivaveme uliveto ….vicino  o santuario/papa’ me raccomannava che o primmo /pinziero era chillo e cura’ primma aulivo/ annanza a chiesa e po e nuosti …. e/ tutto chesto sempe pe onore e rispetto/e chilli belli santarielli.

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