Napoli, 24 Marzo – In Campania si stima che vivano circa 5 mila persone affette dalla malattia di Crohn, una delle principali Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (MICI). Tuttavia, il dato è probabilmente sottostimato a causa della carenza di un registro regionale e dei frequenti ritardi nella diagnosi. A sottolinearlo è la professoressa Fabiana Castiglione, direttore UOSD Terapie avanzate MICI presso l’AOU “Federico II” di Napoli.
“La malattia di Crohn può insorgere già in età pediatrica, spesso con sintomi subdoli che complicano la diagnosi – spiega Castiglione –. In molti casi si presenta con dolore addominale, diarrea cronica, calo ponderale, ma anche manifestazioni extraintestinali come artriti o problemi cutanei e oculari”. Il 25-30% dei pazienti sviluppa inoltre complicanze perianali, come fistole o ascessi, che peggiorano ulteriormente la qualità della vita, portando a isolamento sociale e perdita di produttività.
In risposta a questa emergenza sanitaria, la Regione Campania ha approvato un Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) dedicato alle MICI e sta lavorando alla creazione di una rete regionale di strutture specializzate. L’obiettivo è promuovere una diagnosi tempestiva e un approccio terapeutico mirato, fondamentale per contenere la progressione della malattia e ridurre la necessità di ricorrere alla chirurgia.
Negli ultimi anni, le terapie biotecnologiche hanno segnato una svolta nel trattamento della malattia di Crohn. Tra queste si inserisce mirikizumab, farmaco biotecnologico recentemente approvato dalla Commissione Europea per la forma attiva moderata-grave della malattia. “Mirikizumab rappresenta un’opzione terapeutica sicura ed efficace, indicata per pazienti che non rispondono più alle terapie convenzionali o ai biologici di prima linea – aggiunge Castiglione –. Agendo sull’interleuchina-23p19, riduce l’infiammazione intestinale e aiuta a mantenere la remissione clinica e endoscopica nel lungo periodo”.
L’efficacia di mirikizumab è stata confermata dagli studi clinici VIVID-1 e VIVID-2. I risultati dimostrano che oltre l’80% dei pazienti che hanno ottenuto una risposta endoscopica dopo un anno di trattamento la mantiene anche nel secondo anno, con un miglioramento significativo della qualità di vita.
Nel Centro MICI dell’AOU “Federico II” di Napoli, oltre 7 mila pazienti sono seguiti da un’équipe multidisciplinare che coinvolge gastroenterologi, chirurghi, radiologi, reumatologi, dermatologi, nutrizionisti e pediatri. “Abbiamo attivato ambulatori specifici per la transizione dai pazienti pediatrici agli adulti e percorsi condivisi per la gestione delle patologie immunomediate associate alle MICI – conclude Castiglione –. Il nostro modello punta alla presa in carico globale del paziente, con servizi di televisita, un call center giornaliero e progetti regionali per garantire continuità assistenziale anche nei piccoli centri territoriali”.
La malattia di Crohn continua a rappresentare una sfida per la sanità campana, ma grazie a innovazioni terapeutiche e a un’organizzazione sanitaria più strutturata, si punta oggi a migliorare la prognosi e la qualità di vita di migliaia di pazienti.
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