Napoli, 22 Agosto – Il sovraffollamento nelle carceri della Campania rappresenta una delle emergenze più gravi del sistema penitenziario italiano. I numeri riportati dal garante campano dei detenuti, Samuele Ciambriello, dipingono un quadro allarmante: con 5.664 posti disponibili, le carceri della regione ospitano ben 7.581 detenuti, un dato che corrisponde a un sovraffollamento del 133,85%. Questo significa che circa duemila persone sono costrette a vivere in condizioni che negano loro la dignità umana, minando il principio costituzionale della rieducazione del condannato.
L’emergenza è particolarmente critica nel carcere di Poggioreale, dove 2.070 detenuti sono ammassati in uno spazio previsto per 1.404 persone. Tuttavia, la crisi non si limita a questa struttura: istituti come Santa Maria Capua Vetere, Benevento, Salerno e Secondigliano stanno anch’essi soffocando sotto il peso di una popolazione carceraria ben al di sopra della loro capacità.
Dietro questi numeri si nascondono drammi personali e collettivi che richiedono interventi immediati. Ad esempio, la presenza di 1.402 tossicodipendenti nelle carceri campane solleva interrogativi sulle politiche di trattamento della dipendenza. Molti di questi detenuti potrebbero essere meglio assistiti in strutture terapeutiche piuttosto che in prigione, dove il rischio di recidiva è elevato e le opportunità di riabilitazione sono limitate.
Altro dato preoccupante è quello dei detenuti con pene residue inferiori a un anno, che ammontano a 999. Queste persone potrebbero beneficiare di misure alternative alla detenzione, riducendo così il sovraffollamento e migliorando le loro possibilità di reinserimento sociale. La situazione è aggravata dal fatto che 1.071 detenuti hanno un’età compresa tra i 18 e i 29 anni, una fascia d’età in cui l’orientamento verso il recupero e l’integrazione dovrebbe essere prioritario.
L’analfabetismo rappresenta un ulteriore problema che colpisce 391 detenuti, tra adulti e minori, evidenziando una dispersione scolastica che spesso anticipa il percorso verso la devianza e la criminalità. In questo contesto, il ruolo dell’istruzione e della formazione professionale appare cruciale per prevenire la recidiva e promuovere la rieducazione.
L’emergenza carceraria campana non è solo una questione di numeri, ma anche di vite umane. I sette suicidi registrati dall’inizio dell’anno sono un tragico segnale d’allarme. Il rafforzamento dei servizi di supporto psicologico, psichiatrico e sociale è imprescindibile per garantire il rispetto della dignità dei detenuti e prevenire ulteriori tragedie.
Tuttavia, le soluzioni finora proposte si sono rivelate insufficienti. Le nuove assunzioni di agenti penitenziari, pur necessarie, non riescono a compensare i pensionamenti, lasciando sostanzialmente invariato il problema del sovraffollamento. Servono politiche più coraggiose e innovative: dalla riforma delle leggi sulle droghe all’ampliamento delle misure alternative alla detenzione, passando per un investimento serio nell’istruzione e nella formazione professionale dei detenuti.
In conclusione, il sovraffollamento carcerario in Campania non può essere ignorato. È un problema che mina alla base il principio stesso di giustizia e che richiede interventi strutturali, capaci di restituire dignità ai detenuti e di promuovere una vera e propria cultura della rieducazione e del reinserimento sociale. Solo così si potrà sperare in un sistema penitenziario più giusto e umano, capace di assolvere realmente alla sua funzione costituzionale.
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