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Riflessioni in pillole Rubriche

Biografie

“Non sempre si cresce insieme,

ma attraverso il ricordo,

si vive in eterno”

A Barbara, Alessia, Elisa

 

Napoli, 25 Giugno – Scrivere di e per altri è una grossa responsabilità, un lavoro molto delicato poiché devi entrare in altre vite, scavare negli anfratti più bui, stare attenta a non toccare quei cardini che tengono in piedi la struttura, osservare, dedurre, carpire il vero desiderio di chi ti ha contattato, che molte volte non è quello apparente, e soprattutto pizzicare con un tocco leggero quelle corde, che molte volte sono usurate dal tempo.

La prima biografia che ho scritto, seppur romanzata, mi ha trovata impreparata, scrivere di me o immaginando, è cosa semplice diciamo, ma ritrovarti con una vita che non conosci, è come aprire una fortezza dalle mille porte, ne spalanchi una e ne trovi altre dieci. Scegliere quale aprire, come proseguire il cammino, è come trovarsi in un labirinto, desideri solo trovarne l’uscita, per fortuna strada facendo, ti ritrovi ad indossare le scarpe del numero del protagonista e inizi a camminare all’interno del castello con un passo diverso e con più dimestichezza.

Pensi come lui o lei, provi le stesse sensazioni ed emozioni e ti ritrovi con un fazzoletto in mano ad asciugarti le lacrime, a soffiarti il naso, mentre il ticchettio dei tasti ti fanno compagnia. Alzi lo sguardo e incontri l’orologio appeso alla parete e ti accorgi che è tardi, che hai saltato il pranzo, che sono ore che hai lo sguardo fisso su uno schermo temendo che le dita schiaccino lettere errate, ti ripeti che non puoi sbagliare, hai in mano la vita di un’altra persona, ti è stata affidata, è come un bambino appena nato, ha bisogno delle tue cure.

Ecco io mi sento così, ogni volta che mi viene commissionata una biografia. Non è importante chi sia, i suoi lustri, i suoi titoli, per me sono tutti uguali, sono vite e sono preziose, le assaporo, scavo con i guanti bianchi, faccio mie quelle esperienze e cerco di rigenerarle e riportarle a nuova vita. Chi mi contatta il più delle volte, ha bisogno di raccontarsi, ha deciso di raccontarsi, ha un dolore nel cuore che si è portato dietro per una vita intera e finalmente ha deciso di liberarsene.

Da ogni vita che mi si presenta imparo qualcosa, non sempre ne scrivo le biografie, ma mi arricchisco nell’anima, cresco con loro e provo gratitudine e riconoscenza perché hanno scelto me, una perfetta sconosciuta per loro per confidarsi.

Biografia, dal greco bìos, vita e gràphein, scrivere, “scrivere la vita”.

Invito tutti a scrivere la propria autobiografia, è la più grande eredità che possiate lasciare ai vostri figli, nipoti, pronipoti e così all’infinito. Sarà traccia di storie narrate e conservate, di usi, abitudini, vezzi della vostra famiglia, creerà appartenenza.

Molte volte mi ritrovo con frammenti della mia famiglia d’origine, di storie raccontate dai miei genitori, allora sottovalutate e che oggi avrebbero una valenza totalmente diversa, ma che purtroppo la memoria non ne ha completa traccia e mi rammarico così tanto di averle dato credito affidandomi alla sua capacità di ricordare e non averle impresse su una carta.

Non esiste eredità più bella di quella spirituale. Il danaro si spende, i muri non potranno mai parlare né raccontare, forse alle anime più sensibili, racconteranno continuamente la perdita delle persone amate, ma una biografia resterà viva per sempre.

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