In ricordo di Armando De Martino (1938-2023)
Napoli, 13 Aprile – Carissimo Armando, sei Lassù da ormai quattro giorni, ma io, nonostante la Fede in Cristo che mi ha sempre animato, non riesco a capacitarmi che Tu non sia più qui a deliziarmi con le Tue battute, a narrarmi il risultato dei Tuoi autorevoli studi, a ricordare, anche tramite la messaggistica istantanea, i momenti lieti vissuti in compagnia del mio compianto Papà Tullio.
Ti professavi apertamente non cristiano – o, per meglio dire, non credente -, ma ad incarnare diverse virtù insegnateci da Cristo (il rispetto, l’amicizia e l’umiltà, innanzitutto) era proprio la Tua persona: anche qualora Ti toccava redarguire qualcheduno, ovvero correggerne gli errori in sede scientifica, dimostravi un’empatia invidiabile, che faceva di Te molto di più di un semplice professore e/o di un amicus maior, quale tuttora sei per me.
Non posso ancora credere che Tu sia, per così dire, “dipartito”: la nostra ultima conversazione risale, infatti, allo scorso mese di febbraio, quando Tu mi facesti, attraverso WhatsApp, un’improvvisata che mi rese giulivo, chiedendomi come stesse proseguendo il mio più che travagliato percorso, bruscamente interrotto da un’ampia pluralità di ostacoli, primo fra tutti il maledetto Covid-19.
Riconosco, molto umilmente, di aver letto pochissime righe della Tua pregevole produzione scientifica, che nulla ha da invidiare a coloro che Ti han preceduto, ma desidero evidenziare in questa sede che il Tuo indefesso impegno (in altri termini, un autentico studium) ha fugato una miriade di dubbi in ordine alla storia del Tuo – anzi, oserei dire…nostro – amato Meridione, considerata la scrupolosa attenzione e l’ineguagliabile chiarezza con cui ne hai illustrato ogni epoca. In altre parole, caro Armando, è stato proprio grazie alla (seppur fugace) lettura dei Tuoi scritti che ho imparato qualcosa in merito all’evoluzione del sistema giudiziario nelle terre dei nostri antenati, attualmente dimenticate, ahi noi, dalle Istituzioni (rectius, da una destra che ambisce soltanto ad impadronirsi del potere mediante promesse dietro la cui effigie si cela, in realtà, un’hitleriana strategia).
Vorrei, infine, ricordare la Tua innata passione per lo sport, in particolare per il deltaplano: quand’ero bimbo, mercé la curiosità da cui ero mosso, Ti ponevo migliaia di domande sul tema, alle quali rispondevi con allegria; alla fine della spiegazione, quando mi chiedevi se volessi un pacchetto di patatine, io rispondevo, con felicità, un sonoro: “sììììììì!”.
Grazie di tutto, Armando!
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