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STAY HOME!

Napoli, 22 Marzo – La progressiva diffusione del Covid-19 non conosce tregua: ieri, secondo quanto riportato dalla Protezione Civile nel bollettino quotidiano, sono decedute, nel nostro Paese, quasi ottocento persone. Dato preoccupante, vero? A mio dire, sì: eccome!

Tuttavia, su Facebook non mancano posts in cui diversi utenti, in preda all’impazienza ed all’ardente egoismo, manifestano – vergognosamente – il proprio disappunto in merito alle misure restrittive di cui ai decreti-legge che il Governo, medio tempore, ha dovuto varare con il proposito di diminuire il numero dei contagi.

Basti pensare, a titolo di esempio, a chi impreca marcatamente contro l’Esecutivo, reo di aver limitato in modo eccessivamente drastico la libertà individuale dei Cittadini. Già, perché, oggigiorno, la gente ha completamente perso il senso d’appartenenza ad una civitas, da intendersi quale comunità: c’è chi la vuol cotta e chi, invece, la preferisce cruda.

Tra le odierne priorità si annoverano l’attività sportiva, la passeggiata col cane al seguito – magari senza neanche la paletta e gli altri strumenti necessari a rimuovere le deiezioni dell’animale dal suolo pubblico -, la partitella a calcio nel parco, il burraco con le amiche, et cetera.

Inoltre – ed è stato questo a dar maggior stimolo al mio sdegno -, ho appreso che, sul litorale di Bagnoli, ben cinque persone son state sorprese dalle Forze dell’Ordine mentre eran tranquillamente distese al sole, mentre i loro simili giacevano supini nei nosocomi, lottando – insieme con i loro terapeuti – tra la vita e la morte. Che dannoso parassita, l’ingoranza!

Ma…..avete letto “I Promessi Sposi”, od almeno visto lo sceneggiato Rai del 1989, ispirato al capolavoro manzoniano, diretto da Salvatore Nocita? Con le epidemie, cari Lettori, v’è poco da scherzare!

Anche nel Seicento, epoca in cui le Istituzioni si guardavan bene dall’adottare sistemi tesi a garantire il diritto alla salute ed alla vita (anzi, tale diritto non era riconosciuto a livello legislativo!), il popolo preferì barricarsi in casa piuttosto che girovagare per le strade e rischiare di cader vittima della peste.

Persino i più “umili” furono in grado di comprendere appieno il carattere letale di quel flagello: non c’era scampo per alcuno, a prescindere dall’età.

Ricorderò sempre la scena strappalacrime in cui una bimba, chiamata Cecilia, deceduta a causa della malattia, stava per esser strappata con veemenza dalle braccia della madre ad opera di un monatto (tale da intendersi la persona, dotata anche di poteri di polizia, allora preposta all’identificazione degli appestati, alla conduzione di questi ultimi in un luogo di quarantena chiamato lazzaretto e, non da ultimo, della rimozione dei cadaveri). La genitrice, affranta da un dolore incommensurabile, implorava il funzionario di poter ella stessa collocare la fanciulla sul carro mortuario: la dignità umana è preziosa, quindi non va negata neanche a chi decede a causa di un’epidemia.

Tale episodio, uno dei tanti verificatisi nel 1630 (solo il nome della malcapitata costituisce il frutto dell’estro manzoniano), sia per ciascuno di noi uno stimolo a fermarci un attimo, meditando approfonditamente su quanto sta accadendo: non siamo in vacanza, egregi Lettori, ma abbiamo il compito di porre fine a questa tragedia. Tutti, nessuno escluso!

Desidero, dunque, far mia l’esortazione che le Istituzioni Comunitarie hanno rivolto agli Europei: restiamo a casa, mettiamo da parte i nostri interessi personali, perché solo in tal modo è possibile ridurre il numero dei contagi!

 

Adriano Spagnuolo Vigorita

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