Roma, 25 Settembre – La mostra a Roma del grande artista colombiano Fernando Botero scomparso il 15 settembre del 2023, si è potuta ammirare per tutta l’estate. A cielo aperto per la prima volta nelle piazze più incantevoli della Capitale, nel cuore della città, dal 10 luglio, lo sguardo è andato alle otto smisurate statue monumentali di Botero, universalmente riconosciuto per le sue iconiche figure voluminose. Ancora per qualche giorno, sono in mostra, fino al 1°ottobre 2024. Il percorso itinerante può iniziare da qualunque piazza si scopra la voluminosa opera, perché nelle zone centrali di Roma, nei pressi delle sculture si possono leggere le mappe dei luoghi in cui sono esposte le opere. Se ci si imbatte casualmente in una delle otto opere, viene voglia di scoprire le altre installazioni nelle piazze.
É l’omaggio della Capitale a Botero. Da Terrazza del Pincio, si vedono imponenti la “Donna distesa”, (361x169x141cm) opera del 2003 e la “Venere addormentata” (138x356x180 cm) del 1994. Il percorso prosegue per Piazza del Popolo, dove si elevano accanto all’Obelisco Flaminio “Adamo (Uomo in piedi)” del 1992 (298x113x135cm) e “Eva (Donna in piedi)” del 1992 (305x110x116cm, che sembrano seguire il passeggio. Ci si sofferma con grande ammirazione e rapiti, non mancano scatti fotografici. A Largo San Carlo al Corso, alloggia il famoso “Cavallo con briglie” (325x290x130 cm) del 2009. A Piazza San Lorenzo in Lucina si contempla il Gatto, (253x195x163) opera del 1999, per la gioia dei bambini che vi sostano increduli a lungo. La “Donna seduta” del 2000 (212x197x192 cm) si trova a Piazza San Silvestro, mentre un’altra “Donna seduta”, (300x190x200) del 1991 si scorge a Piazza Mignanelli.
Curatrice della mostra Botero a Roma è Lina Botero, figlia dell’artista ed è realizzata dalla Fernando Botero Foundation in collaborazione con Il Cigno GG Edizioni, BAM Eventi d’arte e Il Cigno Arte.
Fernando Botero, classe1932, nacque a Medellin, in Colombia. Giovanissimo, aveva diciannove anni quando espose la sua prima mostra personale, nella Galería Leo Matiz di Bogotà. E l’anno dopo, incominciò a viaggiare per l’Europa, passando per la Spagna e poi per l’Italia. Il soggiorno in Penisola lo portò a studiare le opere dei pittori del Rinascimento Italiano, soffermandosi con attenzione a Piero della Francesca e Paolo Uccello. Ed è proprio durante questa fase che l’artista riorganizzò la sua predisposizione innata verso il ‘volume’, che aveva manifestato nei precedenti lavori influenzati in parte dall’arte precolombiana e coloniale spagnola.
Ha detto Lina Botero che “l’opera di Fernando Botero è una costante celebrazione della vita. Secondo l’artista colombiano, l’arte deve dare piacere e fungere da oasi di gioia nelle difficoltà quotidiane. Per lui, il più grande regalo era vedere il sorriso sul volto di chi apprezzava la sua opera. Le sue sculture ed i suoi dipinti hanno suscitato, nel pubblico di tutti i continenti e delle più diverse culture, un riconoscimento tanto unanime quanto entusiasta”. Prima di morire un anno fa, Botero disse ai figli che dovevano prendersi cura della sua arte facendone mostre. E ancora una mostra “Fernando Botero. La grande mostra” la ospita Palazzo Bonaparte aperta dal 17 settembre fino al 19 gennaio 2025.
Curata da Lina Botero che onora la volontà del padre, con Cristina Carrillo de Albornoz, grande esperta dell’opera del pittore, ne ripercorre i sessant’anni di successo con una raccolta di oltre 120 opere, allestite in 11 sezioni. A Palazzo Bonaparte, piazza Venezia 5, per la prima volta è in mostra il dipinto del 1958 ‘Omaggio a Mantegna’, e si contemplano le forme opulente e sontuose dell’artista colombiano in sculture, disegni, acquerelli, sanguigne, carboncini, straordinari inediti, bozzetti, nature morte dove affiora il colore che esalta i volumi delle figure che ne definisce lo stile. Unico e originale che non si stancò mai di sperimentare. In un’intervista del 2020 affermò che “l’aspetto meraviglioso della pittura è che nessuno può decidere di saper dipingere. La pittura, ogni singolo giorno, ti porta a percorrere nuove strade e a non smettere mai di fare pratica”.
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