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Paesi Vesuviani, nell’Ambito 26 contratti scaduti e stop all’assistenza domiciliare ai disabili: esplode la protesta. Manifestazione a San Giuseppe Vesuviano

San Giuseppe Vesuviano, 27 Ottobre – Questa mattina, in Piazza Elena d’Aosta a San Giuseppe Vesuviano, esplode il malcontento e l’esasperazione dei familiari dei disabili, degli operatori del settore e delle organizzazioni sindacali, che scendono in piazza con una manifestazione di protesta contro un grave disservizio: il blocco dell’assistenza domiciliare per i disabili in sette comuni vesuviani.

Una situazione imbarazzante che evidenzia l’abbandono di centinaia di famiglie al proprio destino: il servizio di assistenza domiciliare appaltato a una vecchia società è scaduto da diversi mesi, e intanto si è messo una pezza andando avanti con proroghe in attesa dell’espletamento di una nuova gara. Un fondamentale servizio, dunque, a favore di persone e famiglie in difficoltà non più erogato dal 22 ottobre. E’ ciò che accade nell’Ambito 26 che ha San Giuseppe Vesuviano come comune capofila ma che include anche i comuni di Poggiomarino, Palma Campania, San Gennaro Vesuviano, Terzigno, Ottaviano e Striano.

A causa dello scioglimento del comune di San Giuseppe Vesuviano, il disagio si è ingigantito nel tempo e i commissari per attutirlo hanno concesso altre proroghe ma alla fine hanno dovuto attendere l’esito della gara che sarebbe dovuta arrivare nei giorni scorsi, ma non si è ancora concretizzata.

Alla luce di un servizio sospeso e l’ingigantirsi della problematica che coinvolge i numerosi disabili, in attesa dei fondamentali servizi di assistenza domiciliare, ma anche la preoccupazione lavorativa di tanti operatori del Sad Disabili, stamane, hanno manifestato, in Piazza Elena D’Aosta, per sensibilizzare l’intero mondo delle istituzioni, affinché sia possibile trovare una rapida soluzione che ripristini i loro diritti. “Lavoro da circa 18 anni con questi ragazzi fragili – dichiara una operatrice Sad Disabili e rappresentante sindacale – e posso dire che per loro rappresentiamo quasi persone di famiglia. Sono veramente indignata e arrabbiata – prosegue – per ciò che sta succedendo in questi giorni. Ci stanno trattando come dei burattini appesi ad un filo.…E’ davvero una situazione iniqua, dopo tanti anni di lavoro stiamo ancora qui a fare la guerra per ottenere i nostri diritti che purtroppo ci vogliono negare. Adesso siamo realmente stanchi – continua l’operatrice Sad – non siamo assolutamente propensi a veder calpestare la nostra dignità di lavoratrici. Lotteremo fino alla fine, lo dobbiamo ai tanti anni di sacrifici fatti per arrivare a questo lavoro”.

“Noi operatori – dichiara un’altra operatrice del Sad dell’Ambito 26 – da circa 15 anni stiamo subendo ingiustizie. In questi giorni, un forte stato di ansia e di frustrazione, ci lacera continuamente in vista della nuova gara d’appalto. Noi che in prima linea portiamo gioia e allegria nelle case, oggi ci ritroviamo a casa con le cosiddette ferie d’ufficio. Siamo in una situazione d’impotenza, ci stanno trattando come dei veri e propri burattini in balia delle onde. Quale sarà la nostra sorte? Un taglio di ore come indetto nella gara, porterà alla riduzione del personale! Dopo tanti anni di lavoro che fine faremo? Siamo qui oggi per difendere i nostri diritti”.

LE TESTIMONIANZE

Sospesa l’assistenza domiciliare dopo la fine dell’ennesima proroga, si allargano a macchia d’olio i disagi e il dissenso, ma anche le ansie e le paure. Così, una dietro l’altra, vengono fuori le storie e le testimonianze del calvario che vivono tante persone con serie problematiche di salute, alle quali viene negato il diritto di servizi essenziali che dovrebbero essere sempre garantiti a persone con disabilità: “Sono un utente di 35 anni, purtroppo non autosufficiente e non le nascondo – ci confida – che sto vivendo un momento di paura e sconforto. Ci sentiamo abbandonati dalle istituzioni, eppure le leggi esistono e – conclude – non capisco perché non vengono applicate, non siamo cittadini di serie B! Conosciamo bene i nostri doveri ma vorremmo che ci fossero garantiti i nostri diritti”.

Chi è affetto da gravi problemi di disabilità vive perennemente con un senso di profonda ansia per i disservizi subiti. E’ ciò che racconta Ornella Auriemma, giovane donna di 42 anni, affetta da distrofia muscolare. “Ho un’assistenza di tre ore al giorno, queste problematiche che stiamo sperimentando, ovviamente, non ci aiutano né fisicamente, né psicologicamente. Ogni qual volta si presenta questa scadenza di proroga, siamo sempre in balia degli eventi, non sapendo quando e se si riattiverà il servizio, alla luce anche del fatto che le ore comunque sono sempre insufficienti per le nostre esigenze di salute.

In questo vuoto di assistenza che stiamo subendo, – puntualizza Ornella –  le problematiche diventano insormontabili. E’ vero che ho sempre la mia famiglia che mi supporta, ma ho una mamma anziana con i suoi acciacchi ed io a causa della malattia non sono autosufficiente. Avere il supporto delle operatrici, con le quali si instaura un rapporto di fiducia intimo, è per persone come me un’ancora di salvezza, una prerogativa a cui non posso fare a meno.

In questa deprimente situazione non riusciamo dunque a trovare un equilibrio. Viviamo un assurdo paradosso, così come nel mio caso, a volte si riesce meglio a gestire la patologia che rapportarsi con gli enti pubblici, capaci di negarci anche ciò che ci spetta, violando i nostri diritti. E’ impensabile che una persona come me che non è autonoma, incapace persino di andare in bagno da sola, debba rimanere con tre ore di assistenza o addirittura assistere a un ulteriore iniquo taglio delle medesime!”

 

 

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