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Napoli, Baretti: Movida ed anarchia

Napoli, 9 Marzo – Molti ritengono sia duro riprendere la “fatica” il lunedì mattina; non so Voi, carissimi Lettori, ma io mi dissocio (con orgoglio) dalla tesi prevalente, dacché percepisco il mio lavoro come qualcosa di piacevole e nobilitante: in tutta onestà, rimanere a casa è una noia mortale, nonostante vi sia chi lo preferisce (magari intascandosi qualche gruzzoletto a spese dei Concittadini, totalmente in barba ai princìpi costituzionali). Neanche star disteso in spiaggia m’attira più: il continuo baccano di certa gentaglia, che raggiunge l’Alto Cosentino solamente per ostentare qualche costume di marca od un paio di ciabatte costato più di cinquanta euro, oltreché per consumare cibi e bevande alcoliche a dismisura.

Prima che insorgesse la pandemia da Covid, alcuni cari amici (assidui ed interessati lettori dei miei articoli, che saluto cordialmente) era solito chiedermi se mi piacesse frequentare i locali siti nei vicoli del quartiere Chiaia, conosciuti con il nomignolo di Baretti, ove si svolge in modo prevalente la movida Partenopea: a distanza di due anni (o quasi), ricordo ancora di avergli risposto un secco “no!”, aggiungendo, a ragion veduta, che è materialmente impossibile consumare ivi una birretta in santa pace. Come i Napoletani ben sanno, lì – come in tutte le zone dire a ridosso degli esercizi di ristorazione – regna sovrana l’anarchia, e spesso si sconfina nella criminalità: non c’è domenica mattina in cui non legga, sulle testate di cronaca locale, di scene da Far West risalenti alla notte appena trascorsa. Roba da mettersi le mani nei capelli, credetemi!

Come lo stimatissimo Gino Labruna ha scritto nella sua “Refola” dello scorso ventotto febbraio (vedasi l’edizione Napoletana de La Repubblica uscita in tale data), il Sindaco della città, Gaetano Manfredi, ha emanato un provvedimento introduttivo di alcuni divieti, aventi l’obiettivo principale di porre un argine agli episodi su descritti, che ha suscitato l’indignazione degli esercenti: questi ultimi, puntualizza Labruna, hanno proposto ricorso al TAR per l’annullamento, previa sospensione cautelare, dell’ordinanza in commento, ma il Collegio di Piazza Municipio, in attesa di pronunziarsi nel merito, ha condivisibilmente respinto l’istanza dei ricorrenti, dando la priorità agli interessi pubblici difesi dal Comune.

Napoli non è, né dev’essere terra di nessuno: ho sempre rispettato profondamente ogni tradizione (tra cui la movida); ma…a tutto c’è un limite, specialmente alla mia pazienza: non posso, dunque, transigere di fronte all’ostinato intento di fare di testa propria che, purtroppo, caratterizza la mentalità di tanti.

Vogliamo rendere Napoli una città vivibile? Bene, smettiamo di anteporre i nostri puntigli alle esigenze comuni, e rendiamoci disponibili verso il Prossimo: una birra il sabato sera va più che bene, però beviamola in un clima civile, perdinci!

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