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WE ARE SOCIAL: come rivalutare il ruolo che le piattaforme sociali giocano sulla nostra vita

Napoli 8 Luglio – Il 2020 è stato l’anno dei cambiamenti: la vita, così come ne abbiamo fatta esperienza per molto tempo, è cambiata profondamente. Di fronte a una crisi climatica sempre più visibile e imponente, a una pandemia globale, marce di movimenti per i diritti civili, la popolazione globale è stata costretta ad affrontare crepe apertesi nell’ordine stabilito dalla società, rivalutare ciò che è importante nel mentre si è alle prese con un futuro incerto.

In uno scenario così descritto, i social hanno giocato un ruolo centrale: con il lockdown che ha modellato la maggior parte delle esperienze nei primi mesi del 2020- la prima ondata di Covid-19 ha visto 3,9 miliardi di persone confinate nella propria abitazione- il ruolo degli strumenti di comunicazione digitale ha assunto ancora di più maggior rilievo. E è cambiato, di conseguenza, anche il rapporto che abbiamo con questi strumenti, come li utilizziamo e come ci rapportiamo con essi. Contenuti live, pagare per personalizzare un avatar, shopping tramite AR sono tutti comportamenti che sono entrati nel mainstream. Un esempio di shopping tramite Augmented Reality è IKEA Place, l’app di realtà aumentata di IKEA, che ha cambiato il modo in cui fare acquisti di mobili. Attraverso l’app si scatta una foto del proprio soggiorno e questa misura automaticamente lo spazio, quindi fornisce consigli sui mobili che si adattano a quello spazio. 

Nel mentre, però, sono venuti alla luce problemi più profondi legati all’utilizzo di queste tecnologie, primo fra tutti la disinformazione circa questioni rilevanti che si diffonde rapidamente e con essa il potere sproporzionato di cattivi attori negli spazi digitali.

Gli utenti del web hanno scelto di adottare nuovi approcci all’utilizzo delle piattaforme social:

  • Ritorno a una vita semplice. Le persone stanno rivalutando le cose più importanti per loro, prestano più attenzione ai piaceri semplici della vita e i social possono essere uno strumento per riconnettersi con i valori fondamentali.

Non parliamo solamente di salute o valori come quello della famiglia ma anche di piaceri tralasciati nel contesto della vita moderna all’interno delle società industrializzate: la calma di trovarsi semplicemente nella natura, il piacere di creare o cuocere qualcosa da zero, il benessere di sentirsi parte di una comunità locale. Ad esempio, durante la fase acuta e di reclusione da Covid-19, alcune comunità si sono servite di gruppi WhatsApp per restare connessi tra persone che vivono nella stessa area.

Anche dopo che la stretta è stata allentata, tali spazi sono stati riproposti per organizzare controlli di quartiere o semplicemente tenersi in contatto. I canali digitali vengono utilizzati per rafforzare i legami familiari, si pensi alla crescente tendenza alla co-creazione di video TikTok tra genitori e figli o ancora Gardening TikTok (account in cui le persone condividono trucchi e segreti per curare le piante) che si rivolge a una crescente comunità di persone che portano hobbies di questo genere nello spazio digitale.

Gli utenti interagiscono con influencer che praticano la semplicità come stile di vita: sulla piattaforma di microblogging Tumblr, è attivo il movimento Cottagecore, in cui per la maggior parte donne che vivono in città, coltivano e condividono l’ideale della vita rurale.

  • Attivismo. “L’attivismo da poltrona” è stato considerato da sempre un modo pigro per non uscire nel mondo e fare la differenza ma, considerando le restrizioni dovute alla pandemia, ha subito una profonda trasformazione. Le comunità online hanno realizzato che l’azione online può tradursi in un cambiamento offline tangibile. Non dimentichiamo che l’anno 2020 è stato l’anno in cui il movimento del Black Lives Matter, una delle più grandi organizzazioni di protesta a sostegno delle comunità di colore, ha ottenuto una grandissima risonanza digitale. Il supporto è arrivato da Snapchat, che attraverso la funzionalità Snap Maps, ha consentito di localizzare per chi interessato, le marce in tempo reale.

Dal momento che il mondo digitale è diventato uno spazio per imparare, agire e avere un impatto nel mondo reale, da non sottovalutare è l’azione educativa e di chiamata all’azione che le piattaforme rivolgono al proprio target di utenti: su Instagram account come @soyouwanttotalkabout stanno cambiando il modo in cui consumiamo le informazioni ridefinendo il ruolo di Instagram come fonte di educazione legittima e lettura su questioni sociali.

  • Creare nuove forme di socialità. L’idea legata al mondo dei social è che essi danneggiano le relazioni che abbiamo nel mondo reale. L’abbiamo sempre vista così, giovani, adulti, utenti, intrappolati dietro uno schermo, incapaci di socializzare nella vita vera.

Sebbene molte di queste ansie siano ancora tutt’ora perfettamente valide in un mondo come quello dipinto dalla serie-documentario The Social Dilemma, negli ultimi anni, complici anche i cambiamenti nello status quo della società, alcuni meccanismi sembrano essere cambiati. Durante la pandemia gli strumenti digitali sono diventati una parte importante per mantenere vive le relazioni offline. Non soltanto relazioni personali ma anche e soprattutto lavorative. Pensiamo al grande successo di Zoom, che ha consentito di continuare a svolgere riunioni lavorative e viene a tutti gli effetti considerato il futuro del lavoro in azienda.

Grande anche il successo di piattaforme di live-streaming che consente agli utenti un più intimo rapporto con gli influencer in tutto il mondo.  

Altra tendenza degli utenti è infatti quella di connettersi a comunità che la pensano allo stesso modo in spazi digitali privati: dalla nascita dei Facebook Groups, gli utenti cercano intimità in posti “privati”, certi di potersi esprimere lontani da orecchie di pubblica piazza indiscrete. Cavalcando la stessa onda, i brand sfruttano gli spazi social per creare un senso di comunità e di supporto: parlare alle persone attraverso formati più intimi

può aiutare i clienti a sentire che stanno vivendo un’esperienza esclusiva. Durante la settimana della Fashion Week milanese, ad esempio, Gucci ha inviato inviti a partecipare alla sua sfilata tramite WhatsApp; il brand di bellezza coreano Glow Recipe ha creato una pagina Instagram @RealGlowGang così che la sua comunità di consumatori potesse dare opportuni consigli sullo sviluppo dei prodotti, comunicando in maniera diretta con il brand.

  • Far leva su idoli affidabili. L’affidabilità è il primo tratto che gli utenti cercano in coloro che creano contenuti sui social network. Gli influencer sono scrupolosamente osservati nel loro operato: si pensi che secondo alcuni studi il 69% delle informazioni sbagliate circolanti sul Covid-19 sono da imputare a figure pubbliche. Per questo motivo il popolo del web è molto più selettivo nel processo di scelta di chi seguire e perché. Quello di cui sono alla ricerca gli utenti è una figura su cui fare affidamento per la comprensione di questioni complesse. Una tendenza è quella di seguire esperti in determinati campi della conoscenza per aver accesso, in maniera gratuita, ad essa. La pandemia ha visto, infatti, professionisti sanitari raggiungere la fama su piattaforme social, da chirurghi plastici a terapisti. Questi esperti utilizzano piattaforme social per democratizzare la conoscenza per cui le persone tradizionalmente pagavano.
    • Utilizzare in maniera libera la creatività. La creatività sui social ha visto una nuova alba grazie alla rimozione del gatekeeper, ovvero dell’esperto di un determinato settore della società che ha il compito di filtrare le informazioni, la democratizzazione degli strumenti a disposizione, la possibilità di creare qualcosa di nuovo a partire da ciò che è già presente, ciò che è stato già creato. Guidato da un pubblico giovane con mentalità collaborativa e resa possibile da strumenti e formati che incoraggiano la collaborazione, il feed è sempre più un luogo dove co-creare, non solo consumare. L’ascesa di TikTok è legata a questo punto di svolta nell’utilizzo della creatività: i formati e le caratteristiche della piattaforma consentono agli users di duettare con video di altri utenti, utilizzare i loro audio, facendo della creatività il cuore dei contenuti. Creatori come @angrireactions hanno trovato fama reagendo e scherzando sui caricamenti di altri. L’influencer Khaby Lame con 28,1 milioni di follower su Instagram ha utilizzato contenuti già esistenti sul web per crearne di suoi e salire alla ribalta.

    La collaborazione, d’altronde, consente ai creators di venire incontro alla sempre più crescente domanda di materiale da consumare. Alcuni creatori di YouTube utilizzano i commenti dei follower come materiale per nuovi contenuti, altri collaborano con altri creatori per costruire canali di contenuti comuni. Ecco perché le “case di collaborazione” come la Hype House in cui diversi influencer vivono e pubblicano sul web anche sotto forma di collaborazioni, sono divenute il pane quotidiano.

    Il ruolo e la posizione assunta dalle piattaforme social in questi due difficili anni di cambiamenti, privazioni e assestamenti, ha fatto riscoprire tutte le qualità e gli aiuti che esse apportano alla nostra vita ma ne ha al contempo estremizzato gli aspetti nocivi legati alla disinformazione e al cattivo utilizzo di queste ultime. Nel proiettarci fuori dalla situazione pandemica possiamo affermare che il loro regno è consolidato, la forma che assumeranno e il tipo di potere che vorranno stabilire è ancora una partita aperta. Non ci resta che sperare di avere in mano carte vincenti.

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