Il presidente Cpi: temiamo rappresaglia Mosca per lui e per moglie e figlia
Roma, 16 Maggio – «Temiamo per la vita di Pavel Broska Semchuk, il giornalista dissidente russo rapito e torturato dai servizi segreti russi per i suoi scoop sulle mascherine destinate all’Italia, e per quelle della moglie e della figlia. Pavel è riuscito a raggiungere l’Italia grazie alla rete di associati e collaboratori delle Camere penali internazionali, ma non è ancora al sicuro. Una rappresaglia potrebbe colpirlo ovunque. Così come è ancora esposta, in patria, la sua famiglia». A dirlo è Alexandro Maria Tirelli, presidente delle Camere penali del diritto europeo e internazionale.
«Pavel è stato per anni un redattore del sito d’informazione Crimea24, ma è stato costretto a licenziarsi dopo i suoi articoli che hanno smascherato l’operazione di intelligence, camuffata da aiuti sanitari, messa in atto dai russi per far arrivare a Napoli dalla Crimea un milione di mascherine, durante le prime settimane dell’emergenza coronavirus. Mi appello alle autorità italiane affinché concedano quanto prima l’asilo politico a lui e il visto alla moglie e alla figlia, ancora oggi in balìa delle possibili rappresaglie dell’intelligence di Mosca. Pavel è una risorsa per il nostro Paese. Non cerca assistenza né carità. Vuole solo tornare a vivere con la sua famiglia liberamente. Ma l’Italia ha il dovere morale di proteggere lui, la moglie e la figlia».
«Per questo motivo, la nostra associazione sta promuovendo una cordata di imprenditori illuminati che ci aiutino a sostenere la nascita di un giornale dedicato agli esuli russi nel mondo. Una testata, che abbiamo immaginato di poter battezzare Radio free Russia, che faccia libera informazione contro la propaganda di regime imposta da Mosca».
«Bisogna recuperare la Russia, un grande Paese, ai valori occidentali della democrazia, del rispetto delle regole, della legalità. E bisogna farlo non con la forza o peggio col ricatto delle sanzioni economiche, ma con la profondità dei nostri principi. Sarebbe un errore umiliare la Russia e destabilizzarla dal punto di vista commerciale e bancario solo per evidenti finalità geopolitiche che vanno ben oltre le contingenze dello scontro in Ucraina».
«In questo contesto, riteniamo che la Nato possa rappresentare un elemento di criticità, rispetto al percorso di pace e al futuro dell’Asia, solo se questa continua a svolgere il ruolo di megafono e di braccio armato degli interessi di Washington. Al contrario, se l’Alleanza atlantica riuscirà a esprimere una politica che dia pari dignità alle posizioni degli altri partner europei, ad oggi contrari al proseguimento del conflitto, essa riuscirà a rappresentare quell’ombrello di difesa dei valori democratici per cui è stata creata».
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